Il primo segnale che la visita di Giorgia Meloni a Pechino non è esattamente una passeggiata, ha atteso la premier ai piedi dell’aereo appena atterrato. Ad accogliere lei e la figlia Ginevra dopo il lungo volo intercontinentale c’è infatti “solo” il viceministro degli Esteri Deng Li. Una stilettata diplomatica che nelle immagini trasmesse passa forse in secondo piano solo perché, assieme al rappresentante della Repubblica popolare cinese e alla banda dell’esercito, con un mazzo di fiori tra le mani c’è anche il figlio di un funzionario del protocollo chiamato “in servizio” appositamente per accogliere Ginevra. Cortesie e messaggi in codice del resto sono il fil rouge di un viaggio che sul tavolo ha sì il tentativo italiano di ricostruire un rapporto stabile con il Celeste impero dieci mesi dopo l’uscita dalla via della Seta, ma pure quello di Xi Jinping di trovare un partner affidabile nel Vecchio Continente. Proprio di questo, infatti, la premier parlerà domani quando sarà ricevuta dal presidente per il loro secondo incontro bilaterale dopo quello tenuto a Bali al G20.
Un vertice a cui Meloni non si presenta a mani vuote. Non tanto per le visite preparatorie e riparatorie dei ministri Antonio Tajani e Adolfo Urso, quanto per la dichiarazione del G7 con cui il Mef ha messo in guardia dalle «fazioni unilaterali» che potrebbero minare il commercio globale. Un’apertura di credito particolarmente gradita a Pechino, dove il governo è tutt’altro che sereno per la prospettiva di un gran ritorno di Donald Trump sulla scena politica internazionale (fu il Tycoon a imporre il bando di Huawei) e per i dazi che l’Unione europea ha appena imposto alle sue auto-elettriche. Proprio queste infatti saranno uno degli snodi cruciali dell’intera visita. Non è chiaro a che punto siano le trattative per l’apertura di uno stabilimento produttivo su suolo italiano, ma le convergenze sono tali che ai vertici dell’esecutivo c’è chi garantisce che «siamo ad un passo da una svolta storica per l’automotive». Ciò che è certo è che i colloqui con alcuni dei colossi cinesi del settore (in primis Ccig, Jac Motors e Chery) continueranno anche oggi, quando Meloni incontrerà alla Grande sala del Popolo il premier Li Qiang e poi aprirà con il suo saluto istituzionale al settimo Business Forum Italia-Cina. Un evento in cui le molte aziende italiane al seguito della delegazione avranno modo di stabilire partnership industriali, contrattando direttamente con alcune presenze illustri come il numero uno della Bank of China Ge Hajiao, il fondatore di Huawei Ren Zhengfei o i vertici della State Grid Corporation, la più grande utility elettrica al mondo (detiene anche una quota rilevante di Cdp Reti). A canalizzare l’attenzione italiana è non a caso il settore energetico, soprattutto per quanto riguarda l’eolico offshore, che vede in Envision e MingYang alcune delle aziende più importanti del mondo, e in Ansaldo Energia, Snam, Terna ed Eni, dei potenziali co-protagonisti di prim’ordine. Al centro delle discussioni però ci sarà anche la siderurgia (partecipano Federacciai e il Gruppo Danieli), con l’idea mai tramontata di coinvolgere le aziende del Paese del dragone nel rilancio dell’ex Ilva. Non solo. L’Italia lavora anche ad ottenere l’esenzione dal blocco all’esportazione di prodotti di origine animale dal Vecchio Continente a cui la Repubblica popolare pensa come risposta ai dazi europei, e alla firma di nuovi accordi di cooperazione fra istituti superiori e università italiane e cinesi (i 16mila studenti cinesi che oggi si trovano nella Penisola sono la più massiccia tra le comunità studentesche straniere).
LA STESSA VICINANZA
Quello del reciproco beneficio e dell’essere uno dei pochi governi stabili d’Europa con cui trattare sono solo due dei grimaldelli che Meloni imbraccerà durante gli incontri bilaterali con Xi Jinping e Li Qiang (poi mercoledì volerà a Shanghai per incontrare Chen Jining, segretario del locale Partito Comunista). L’altra carta che Meloni si giocherà provando ad allontanare le nubi addensatesi anche per la serie di applicazioni del “golden power” nei confronti di alcuni dei colossi economici di Pechino, è la storicità dei rapporti tra Italia e Cina. Un modo per dimostrare che «lo spirito della via della Seta» che Xi Jinping vorrebbe inserire all’interno degli statement congiunti e che Roma rigetta in favore di meno problematici «rapporti secolari», altro non è che un modo diverso per esprimere la medesima vicinanza. Un concetto che Meloni sottolineerà anche quando, domani, inaugurerà assieme al ministro della Cultura Sun Yeli al World Art Museum la mostra che commemora i 700 anni dalla morte di Marco Polo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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