18.05.2025
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Economy

Zes, per gli sgravi servono 7 miliardi in più. Fitto scrive a Ruffini sul credito d’imposta


Raffaele Fitto non nasconde che sarà complicato «trovare nuove risorse» per la Zes unica. Intanto, ieri, il ministro per la Coesione e gli Affari europei ha riscritto al direttore delle Agenzie delle entrate, Ernesto Maria Ruffini: vuole un nuovo monitoraggio e sapere che cosa merita di essere agevolato oppure no. Tra polemiche e missive di fuoco con l’Agenzia delle Entrate, nel governo è corsa contro il tempo per evitare che il tax credit per la Zes unica del Sud si trasformi nei prossimi mesi in una bolla che a molti ricorda quella del Superbonus. Rispetto all’agevolazione edilizia i numeri sono diversi, ma non per questo meno preoccupanti: per il 2024 l’esecutivo ha stanziato un miliardo e ottocento milioni di euro per finanziare il credito d’imposta per gli investimenti.

LE RICHIESTE
Parallelamente sono state depositate — sotto forma di “prenotazione” — oltre 16mila domande dalle imprese del Mezzogiorno, che cubano sgravi per 9,4 miliardi. Mancherebbero — il condizionale è d’obbligo perché non c’è certezza sull’avanzamento dei progetti — più di 7,5 miliardi da trovare velocemente. Troppi per la casse dello Stato in questa fase.

In questo caos il primo effetto è stato il crollo dell’aliquota di tax credit: sulla carta doveva essere al 60 per cento, invece l’Agenzia delle entrate, con una sua circolare del 22 luglio scorso, ha dovuto portarlo poco sopra il 17 per cento, perché le risorse disponibili sono risultate inferiori rispetto alle domande.

Una scelta che non è piaciuta a tutte le principali associazioni di categoria — Confindustria in primis — e al ministro Fitto. Il quale, ieri, durante in un’informativa in Parlamento, non ha lesinato critiche a Ruffini e alla sua circolare. «Non ho condiviso il provvedimento», ha aggiunto, spiegando che si poteva anche congelarlo, visto che «il decreto attuativo prevedeva entro 10 giorni il termine ordinatorio e non perentorio, la necessità di predisporre questo provvedimento».

CERTIFICAZIONI

Soprattutto Fitto ha fatto sapere che nei giorni scorsi aveva già scritto a Ruffini «per chiedere esattamente il quadro» della situazione, visto che erano alcuni elementi in controtendenza rispetto alle previsioni di spesa, vidimate lo scorso anno anche dalla Ragioneria generale dello Stato. «Ne cito solo uno: a fronte di 9,4 miliardi di euro di richieste pervenute sul credito di imposta, circa 240 milioni di euro si riferiscono ad interventi già realizzati, e il resto 9,2 miliardi, ad investimenti non realizzati, non fatturati, o non certificati».

Nessuna replica ufficiale dall’Agenzia delle Entrate, anche se dall’organismo informalmente qualcuno fa notare che senza un atto formale del ministero alla Coesione, difficilmente avrebbero potuto rinviare la pubblicazione della circolare.

Suo malgrado, il ministro per la Coesione e gli Affari europei, Raffaele Fitto, è stato costretto a riaprire quanto già realizzato in questo dossier. Per la cronaca, e dopo il via libera dell’apposita cabina di regia, oggi presenterà il documento finale sul Piano strategico della Zes unica, indicando le filiere — tra le altre l’automotive, l’alimentare, la farmaceutica, l’aerospazio, il turismo e le attività legate alla transizione energetica — alle quali applicare l’autorizzazione unica e inserendo nuove policy per sommare anche su questo versante altre risorse disponibili per il Mezzogiorno come quelle del fondo di Coesione.

Ieri alla Camera, a margine dell’informativa in Parlamento, Fitto spiegava che è necessario a questo punto capire quanti progetti sono finanziabili o meno. «Perché con il modello della prenotazione, non è detto che tutti vadano avanti». Quindi, serve una scrematura delle 16mila domande, con l’aiuto dell’Agenzia delle Entrate, con la quale finora — stando alle accuse che arrivano dal centrodestra — il dialogo non è stato dei migliori. Detto questo, serviranno comunque risorse aggiuntive.

L’alto numero di domande da imprese meridionali ha fatto dire a Fitto che «la misura è stata un successo». Non sono di questa idea le opposizioni. Dal Pd Piero De Luca e Claudio Stefanazzi spiegano: «Si pagano gli errori realizzati con l’allargamento della nuova Zes: come si poteva pensare che un tetto di spesa di 1 miliardo e 800 milioni potesse soddisfare le richieste di un territorio 500 volte più grande delle precedenti Zes».

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