Evitare uno scontro con la Commissione europea. Evitare di dare a chi la guida, ad Ursula von der Leyen, un pretesto per bollare l’Italia come «inaffidabile», relegarla in seconda fila nella partita per le nomine Ue. Per poco non si è rischiato l’incidente, ieri, su un provvedimento che ha gli occhi dell’Europa puntati addosso: il Ddl annuale sulla Concorrenza. Da un lato il leader della Lega Matteo Salvini, deciso a inserire nel disegno di legge la riforma delle concessioni stradali. Dall’altra il dicastero di Raffaele Fitto, fidatissimo ministro agli Affari Ue di Giorgia Meloni, a imporre un altolà. È metà mattinata quando i tecnici di Palazzo Chigi si ritrovano alla riunione preparatoria del Consiglio dei ministri.
Attendono sul tavolo il testo della Concorrenza, un pacchetto corposo di misure, dalla legge per salvare i dehors di bar e ristoranti alle assicurazioni per le auto. Materia politicamente delicatissima, se è vero che l’approvazione del Ddl è uno degli obiettivi richiesti dal Pnrr per sbloccare la settima rata del piano entro il 31 dicembre e far confluire nelle casse dello Stato 18,2 miliardi di euro. Su quel tavolo però il testo non arriva.
LA VICENDA
È Salvini a imporre uno stop e chiedere il rinvio last minute. Ha lavorato per mesi il ministro delle Infrastrutture per inserire nella normativa sulla concorrenza la promessa riforma delle concessioni autostradali. Tre i pilastri. In un solo colpo il governo vuole frenare la corsa degli aumenti delle tariffe autostradali; accelerare il sistema delle gare per le concessioni in scadenza; sbloccare gli investimenti fermi da quasi un decennio e che sfiorano i 60 miliardi di euro. Dalla Commissione Ue però è già arrivato un altolà al ministero di Salvini: quelle misure devono trovare posto in un altro contenitore e sono problematiche, richiedono nuovi approfondimenti. Di qui l’impasse che ieri ha fatto slittare il Ddl Concorrenza.
Raccontano un confronto molto acceso fra i funzionari del Mit e quelli del ministero di Raffaele Fitto, decisi a fermare un blitz che rischia certamente di attivare la tagliola della Commissione. Lo stallo potrebbe sbloccarsi nei prossimi giorni: fonti di governo garantiscono che il provvedimento riatterrerà in Cdm «entro la fine della settimana». Ma l’episodio è sintomatico di un doppio registro che convive al governo in queste settimane di grandi manovre europee. Dopo il no di Fratelli d’Italia alla rielezione di Ursula von der Leyen a capo della Commissione, Meloni ha chiesto ai suoi una tregua nei toni e nelle uscite pubbliche sull’Ue. Cautela imposta dal tatticismo. Già dai prossimi giorni ripartiranno le trattative per ritagliare all’Italia un posto al sole nella prossima Commissione e assicurare un portafoglio economico di peso per Fitto.
Per questo lo scontro continuo fra i due vicepremier, Tajani e Salvini, proprio sul terreno europeo, un botta e risposta che va avanti da giorni, ha infastidito la commander-in-chief del centrodestra che negli ultimi giorni ha sentito entrambi al telefono e ieri si è intrattenuta a margine del Cdm con il ministro degli Esteri di Forza Italia. È un frangente politicamente insidioso per la destra a Palazzo Chigi. Che non permette di aprire un nuovo caso a Bruxelles sulle regole della Concorrenza.
LE REGOLE
La riforma delle autostrade, promessa ancora ieri da Salvini in una diretta Facebook, può diventare un casus-belli. Il piano del leader leghista prevede lo stop ai rinnovi automatici delle concessioni e interviene anche sui pedaggi con l’obiettivo di «evitare eccessivi aumenti e garantire che ci siano i lavori di manutenzione». Ma è un meccanismo che non convince la Commissione preoccupata dell’impatto sul debito e i conti pubblici. Il nodo più intricato del piano è la previsione di una tariffa unica nazionale, che però — segnala l’Ue e in coro anche i concessionari — rischia di creare sperequazioni. C’è ancora qualche giorno per studiare una exit-strategy. E scongiurare un testa coda con i vertici europei dal pessimo tempismo.
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