20.05.2025
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Politics

Commissione Ue, Fitto chiude i suoi dossier: exit strategy per Bruxelles


È vero, Giorgia Meloni continua a ripetere di non avere ancora deciso quali saranno i due nomi — uno maschile e uno femminile — che indicherà a Ursula von der Leyen come candidati italiani a prossimo Commissario europeo. Eppure indizi e prove iniziano a sovrapporsi, condensandosi attorno al ministro Raffaele Fitto.

Non solo perché l’ex governatore pugliese gode della fiducia sia della premier che della presidente della Commissione (al punto che ai vertici del governo c’è chi garantisce che Ursula ne abbia fatta espressa richiesta a palazzo Chigi) o perché la richiesta di un portafogli economico e normativo di peso avanzata da Roma sembra essere stata tarata sul suo identikit, quanto perché il titolare del Pnrr, della Coesione, del Sud e degli Affari Europei sembra prepararsi all’eventualità di un trasloco a Bruxelles. Con la settimana che sta per iniziare destinata ad imprimere un deciso sprint, mettendo ordine tra i dossier di sua competenza.

I DOSSIER
Se il decreto Coesione è diventato legge da due settimane e sul Recovery molto è già stato fatto — con la richiesta della sesta rata inviata, il pagamento ad un passo e la nuova relazione semestrale che sarà presentata domani pomeriggio in cabina di regia, con novità attese sul fronte della spesa — il ministro ora ha acceso il suo faro sul Sud. Venerdì prossimo arriva al giro di boa il progetto della Zes unica con la presentazione a palazzo Chigi del piano strategico utile a riempire di significato un contenitore che, attraverso la sburocratizzazione dell’accesso al mercato e al credito d’imposta, si propone di favorire l’afflusso di incentivi pubblici e investimenti privati in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna. Entro il termine del 31 luglio, attraverso le interlocuzioni con Banca d’Italia, Bei, Ocse, Regioni, parti sociali, Confindustria e ministeri, sono stati individuati i settori in cui investire nel rispetto delle specificità territoriali e dell’industria italiana. In particolare quindi agroalimentare, automotive, energie rinnovabili, life sciences, aerospazio, turismo, moda, information and communication tecnology, navalmeccanica, logistica, mobilità sostenibile. In altri termini da venerdì verrà messa benzina in una macchina a cui Fitto e palazzo Chigi hanno iniziato a lavorare sin da subito. Un po’ un coronamento dell’azione del ministro che avvalora l’ipotesi di una sua uscita dall’esecutivo. Uscita che però, sarebbe tutt’altro che soft. Non è infatti stata ancora individuato chi potrebbe sostituirlo. Posto che Meloni non vorrebbe spacchettare le molte deleghe nella convinzione che la macchina messa in piedi possa continuare a funzionare offrendo a sostegno a tutti gli altri ministeri (esempi recenti sono i finanziamenti individuati dal dicastero fittiano per il decreto Campi Flegrei o per quelli per le liste d’attesa), al momento manca il nome giusto. Al punto che c’è pure chi ritiene che a sostituire Fitto possa essere solo Fitto stesso. Come? Affidando le deleghe alla stessa Meloni, al sottosegretario Alfredo Mantovano o a qualche altro uomo di sua fiducia, e continuando a seguire i dossier da Bruxelles. Difficile immaginare in che modo data la mole di lavoro che comporterebbe seguire Coesione, Pnrr e Sburocratizzazione per tutta l’Unione, ma tant’è. Per la premier in questo caso l’obiettivo è evitare fibrillazioni all’interno dell’esecutivo. La casella potenzialmente vacante infatti, fa gola sia a Matteo Salvini che ad Antonio Tajani nonostante FdI non abbia alcuna intenzione di privarsene, con il rischio di un ennesimo scontro senza esclusioni di colpi.

Si vedrà. Intanto è ancora impossibile escludere che alla fine l’Italia non finisca con un ruolo di altro tipo, magari quella di Commissario al Mediterraneo (a patto che abbia competenze su migrazione e partenership economiche ed energetiche con l’Africa, il Sahel e il Medio Oriente), che ben si sposerebbe con il profilo della sherpa del G7 e numero uno del Dis Elisabetta Belloni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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