15.05.2025
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Economy

Mps, il Tesoro rinvia la vendita a fine anno. Il cda frena il divorzio nelle polizze con Axa


La fine del lock-up del Tesoro sul 26,9% in Mps e la mossa difensiva di Unipol su Bper con l’acquisto (potenziale) del 4,8% tramite uno share swap con scadenza 25 febbraio 2028 che fa salire la partecipazione dal 19,85 a un (teorico) 24,62% riaccende il risiko bancario. E in borsa ieri tutti i titoli delle principali banche italiane sono salite trascinati dalla speculazione: Mps + 5,71%, Unipol + 3,19%, Bper + 3,6%, Bpm + 1,22%.

Il faro del mercato punta sui tempi e modalità di disimpegno del Mef che in base agli accordi con la Ue, deve farlo entro fine anno. «Non vogliamo vendere Mps per portare a casa soldi, perché non siamo in condizioni disperate: vogliamo fare una operazione industriale a condizioni buone per lo Stato e per l’economia di questo Paese», ha detto Giancarlo Giorgetti ieri.

SCENDERE SOTTO IL 20%

Quel che sembra molto probabile è che la cessione di un’altra quota non avvenga entro il Palio di agosto, bensì più avanti, in autunno-inverno con le stesse modalità delle due vendite precedenti: il 20 novembre scorso fu ceduto sul mercato il 25% per 920 milioni, il 24 marzo 2024 il 12,5% per 650 milioni.

La terza tranche potrebbe riguardare dal 10 al 16%, in modo tale da consentire al Mef di diluirsi sotto il 20% che è un livello di sicurezza anche rispetto agli impegni con Ue e permette al cda di presentare la lista nel 2026. Più difficile è la vendita diretta a un partner industriale. Il principale pretendente sarebbe Unicredit: Orcel accarezza ancora oggi l’ipotesi dopo aver detto no al Tesoro a ottobre 2021 a fronte di una dote di 5-8 miliardi. Ai primi di febbraio scorso ci sarebbe stato un altro tavolo con il Mef per acquisire l’allora 39% ma anche stavolta Orcel si è tirato fuori per 2,5 miliardi di differenza per fare poi l’opa.

Poi potrebbe esserci Bpm che dopo un ultimo approccio a febbraio, ora non è più disposto, Infine Unipol: «Non è nei nostri piani» ha detto Carlo Cimbri che per il momento, ha messo in sicurezza Bper da eventuali opa di Orcel.

Il cda presieduto da Nicola Maione punta alla soluzione stand alone e l’ipotesi di sciogliere in anticipo l’accordo con Axa in scadenza nel 2027 non viene considerata anche perchè ci sarebbe una penale inversamente proporzionale al termine che adesso costerebbe circa 850 milioni.

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