A Soiano, nel paese sulla sponda bresciana del lago di Garda, i Bozzoli da qualche anno hanno una villa molto bella, in una posizione invidiabile. La villa con il patio, le porte da calcio, il grande prato all’inglese, lasciato incolto da qualche settimana, in cui i carabinieri non hanno trovato Giacomo Bozzoli, l’uomo che ad oggi risulta ancora irreperibile dopo la condanna in via definitiva per l’omicidio e la distruzione del cadavere di suo zio Mario nel forno della fonderia a Marcheno, in provincia di Brescia, l’8 ottobre 2015. Pur essendo una famiglia abbastanza nota — la fonderia Bozzoli è molto conosciuta nella provincia bresciana — Giacomo, la sua compagna Antonella Colossi, proprietaria di una galleria d’arte a Brescia, e il loro bimbo di 9 anni, non si vedevano molto in giro: «Non ho mai incontrato né lui né la sua famiglia. Mai visti: né in chiesa, né al bar, né al ristorante. Mai visti da nessuna parte», ha raccontato all’Adnkronos il sindaco Alessandro Spaggiari.
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