14.05.2025
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«Nel telefono di mia figlia si vede la gente sul ponte. Perché non li hanno salvati?»


UDINE — «Nel telefono di mia figlia è documentato tutto fino all’ultimo minuto, anche il comportamento di chi guardava dal ponte. Vogliamo la verità, che si faccia chiarezza su quanto accaduto». Venerdì sarà il primo mese senza Patrizia, trascinata via dal Natisone insieme agli amici Bianca e Cristian. Nel cuore di Mihaela, la mamma, al dolore si mescola la rabbia. Quella di aver perso sua figlia in un destino tragico sul quale ora insiste che sia fatta luce. Non ha avuto ancora il coraggio di guardare i video degli ultimi istanti di vita della sua Patrizia, stretta nell’abbraccio che è diventato un simbolo.

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I dati preziosi nel cellulare

Il Natisone ha restituito però a Mihaela la possibilità di custodire anche la testimonianza dei bei momenti di vita di una ragazza come tante. Fotogrammi di ore spensierate e piene di gioia. Ai genitori è stato riconsegnato il cellulare, dopo la copia forense dei dati. Patrizia quel giorno aveva allertato i soccorsi prima di essere trascinata via dalla corrente impetuosa dell’acqua. Il dispositivo era stato poi ritrovato durante le ricerche e consegnato alla Procura per le verifiche sulle tempistiche dei soccorsi. Ma la memoria di quello smartphone custodisce anche i dati preziosi che potranno dare, forse, un po’ di conforto alla famiglia straziata dal dolore. 

Le foto e i video nel telefono

«Nel suo telefono c’è tutto. Ci sono le quattro telefonate, ci sono foto e video. Quando è arrivata sulla spiaggetta, all’una e diciotto, ha fatto una foto. Ci sono immagini che mostrano tutto e fino all’ultimo. Anche la gente che era sul ponte. Si potevano salvare. Questi ragazzi sono stati lasciati lì da soli» racconta Mihaela, che ora indossa al polso uno dei braccialetti di Patrizia. «Quando l’hanno trovata aveva ancora addosso tutti i suoi braccialetti e anelli. Adesso li portiamo io e l’altra mia figlia. Ci danno la forza per andare avanti e ci fanno sentire Patrizia sempre vicina».

Mamma Mihaela

Quattro le richieste d’aiuto al Numero Unico per le Emergenze e una preghiera. «Chiamate mia mamma» aveva detto la ragazza agli operatori dall’altro capo del telefono. Un pensiero rivolto alla mamma che racconta anche il forte legame tra le due. «Tra noi c’era un rapporto bellissimo. Ero molto giovane quando Patrizia è nata. Condividevamo tutto e di tutto si parlava. Ogni giorno mi diceva «ti amo, ti voglio bene». Ci piacevano le stesse canzoni. Aveva tanti amici, anche qui in Italia, e tutti le volevano bene». Una ragazza premurosa che rispondeva sempre ai messaggi o alle telefonate della madre. Tranne quel giorno. «Sapevo che era via con gli amici e non volevo disturbarla troppo. Alle cinque ho provato a chiamarla, ma non rispondeva. Poi alle sei mi hanno chiamata per dirmi cosa era successo».

Il ricordo dell’abbraccio a Premariacco

Il ritrovamento del corpo di Cristian ha chiuso la pagina di cronaca di questa tragica vicenda, ora è il momento di darle almeno un senso affinché non accada più e si faccia di tutto per evitare simili sciagure. La comunità di Premariacco non ha mai lasciato sole le famiglie e ora vorrebbe ricordare i ragazzi, con un’opera d’arte. La cosa ha suscitato anche qualche polemica. «A me non dispiaceva l’idea, ma forse non è stato il momento adatto per proporla. È una tragedia che ha distrutto tre famiglie. Sarebbe stato meglio fare una statua di chi li salvava con un lieto fine». Il tempo forse darà modo anche a questa iniziativa di trovare la condivisione di tutti.

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