15.05.2025
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Politics

«Io, prima sindaca di Firenze nel nome di mio nonno. Il mio successo uno stimolo per tutte le ragazze che inseguono un sogno»


A 48 anni, Sara Funaro diventa la prima sindaco donna di Firenze con circa 20 punti di vantaggio al ballottaggio nei confronti del candidato di centrodestra, l’ex direttore degli Uffizi Eike Schmidt. Palazzo Vecchio è nel dna della nuova prima cittadina, nipote di Piero Bargellini, lo scrittore e sindaco democristiano di Firenze durante l’alluvione che colpì la città 1966.

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Sindaco, si immaginava un successo così ampio per l’elezione della prima donna alla guida di Firenze? Nemmeno aveva il supporto del campo largo unito…

«Sono sincera. Anche se nelle ultime settimane il vento stava cambiando, non avevo percezione di uno stato così. Così come, due settimane fa, non ce l’avevo del 43% al primo turno. Abbiamo fatto un eccezionale lavoro di squadra. Il fatto di essere il primo sindaco donna di Firenze è l’elemento principale di questo successo. È una novità importante per tutte le donne perché nel nostro Paese sta finalmente arrivando il messaggio che anche le donne, in politica e non solo, possono avere ruoli apicali. Sta avvenendo un cambiamento, mi piace pensare quindi a questo ruolo come ad uno stimolo per tutte le ragazze che hanno un sogno e vogliono raggiungerlo».

Appena la vittoria è stata certa ha avuto un pensiero per suo nonno Piero Bargellini, il sindaco di Firenze durante l’alluvione del 1966. Che figura è stato per lei?

«Mio nonno è morto che ero piccola. Non penso si sarebbe immaginato che un giorno sarei diventata sindaco anche io, ora sarà orgoglioso. Nei miei ricordi di bambina è sempre stato un punto di riferimento e in città è stato un sindaco sempre molto amato, ancora oggi viene ricordato spesso. E lui ha ricambiato, amando molto Firenze e i fiorentini. Ho letto molto di lui, sia come scrittore che come sindaco. Amava sempre ripetere: “Ho fatto così tante dichiarazioni d’amore a Firenze che l’ho dovuta sposare”. Oggi ho riletto quella frase e mi sono molto emozionata perché mi ci sono rivista».

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La campagna elettorale è stata lunga e aspra. I toni non sono stati sempre soft col centrodestra e ci sono state forti spaccature a sinistra. Come si riparte ora in Consiglio?

«Credo che a Firenze, con questa elezione, sia stata data un’indicazione abbastanza chiara di quale campo i cittadini vogliono al governo. Ha vinto il centrosinistra, col Partito Democratico e la coalizione che ci ha accompagnato. Ora è ancora presto per fare ragionamenti, non abbiamo ancora i dati ufficiali. Ma penso che quando siederemo in Consiglio comunale tutti, sia maggioranza che opposizione, dovremo avere l’obiettivo di portare avanti progetti per il bene della città. Io sono sempre stata una donna di dialogo, lo sono stata per tanti anni da assessore e proseguirò a maggior ragione anche da sindaco».

Ha stilato un programma dei cento giorni? Quali sono le priorità su cui vuole subito mettere mano?

«Il lavoro da fare certamente non manca. Vorrei intervenire sul commercio di vicinato e la tutela degli esercizi storici, per questo convocherò un tavolo con le categorie con l’obiettivo di mettere in campo dei provvedimenti. C’è poi il tema della sicurezza: oltre a partecipare al Tavolo dell’ordine pubblico vorrei andare al Viminale a chiedere delle risposte per la nostra città, continuando a lavorare in collaborazione con la Prefetta Ferrandino. Sicuramente interverrò poi sul tema abitativo, che a Firenze è una vera e propria emergenza e va subito preso di petto. Poi bisogna intervenire sui servizi ai cittadini, chiedono risposte e nella mia attività politica sono sempre stata attenta a questi bisogni. Poi c’è chiaramente la questione stadio».

L’ex sindaco Dario Nardella, prossimo al Parlamento europeo, si è complimentato con lei. Le ha fatto un colpo di telefono anche Matteo Renzi?

«No. Però ho sentito poco fa la nostra segretaria e la risentirò più tardi. Ringrazio davvero Elly Schlein, è sempre stata molto presente. E poco fa ho sentito anche Romano Prodi».

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