11.05.2025
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Economy

Fisco, sforbiciata da 5 miliardi alle agevolazioni per tagliare Irpef e cuneo


«Se siamo d’accordo che l’imperativo è ridurre la pressione fiscale sulle famiglie e sulle imprese è chiaro che dobbiamo razionalizzare la spesa pubblica». Il governo a caccia di risorse per far quadrare i conti della prossima legge di Bilancio e, in particolare, per tagliare l’Irpef sul ceto medio e confermare la riduzione del cuneo fiscale, mette nel mirino, appunto, gli sprechi di spesa. E dietro le parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si legge un obiettivo chiaro: inquadrare nel mirino le agevolazioni fiscali concesse, talvolta, con eccessiva disinvoltura.Da mesi i tecnici dell’esecutivo hanno ripreso la ricognizione delle tax expenditures, vale a dire l’enorme pacchetto di agevolazioni fiscali (detrazioni, deduzioni e bonus di varia natura) attraverso le quali i contribuenti riducono, in sede di dichiarazione dei redditi, le imposte da pagare. Questa giungla di norme (sono oltre 600) vale circa 80 miliardi e palazzo Chigi, preoccupato per la dinamica di spesa (c’è stata una proliferazione di norme del 50 per cento negli ultimi 10 anni) punta a un taglio. Di quanto? Almeno 5 miliardi. Ne servirebbero anche di più ma è quasi impossibile perché tra pensioni, lavoro e sanità oltre il 70 per cento delle agevolazioni fiscali è intoccabile, a meno di non voler scatenare una rivolta sociale. 


730 dichiarazione redditi 2024, da superbonus a spese sanitarie e mutui, istruzione e assicurazioni: tutte le detrazioni e agevolazioni

Tuttavia sono molte le voci che, dal mutuo scuola dei figli delle famiglie più ricche, dall’abbonamento ai mezzi pubblici passando per le spese veterinarie sono molte le agevolazioni che potrebbero subire un taglio. A rischio anche quelle energetiche sull’autotrasporto, mentre, ovviamente, i contributi ai partiti non correrebbero alcun rischio. Un tradizionale totem inviolabile in parlamento che scatena di frequente vivaci polemiche popolari.
Occorre ricordare che già nella scorsa legge di Bilancio il governo ha ridotto le agevolazioni fiscali operando un giro di vite su coloro che guadagnano più di 50 mila euro lordi all’anno (parliamo di chi ha uno stipendio di circa 2.700 euro netti al mese) ai quali sono stati cancellati 260 euro forfettari. E una delle ipotesi allo studio prevede di inasprire il giro di vite su questa platea. Una operazione da effettuare con prudenza, tuttavia, in quanto avrebbe effetti peggiorativi sul ceto medio (lo stesso al quale, con l’altra mano, si pensa di ridurre l’Irpef). Già da quest’anno è infatti stato stabilito che i bonus ridotti sono tutti quelli che garantiscono una detrazione del 19% della spesa sostenuta, ad esempio, sugli interessi pagati per i mutui ipotecari per l’acquisto dell’abitazione principale; sulle spese di istruzione scolastica, comprese quelle per i corsi di laurea; sui i canoni di locazione per studenti fuori sede; sull’attività sportiva dei figli; sull’abbonamento ai mezzi pubblici; sulle spese per studenti con Dsa; sulla assistenza personale per i non autosufficienti; sui premi pagati per l’assicurazione contro il rischio morte o invalidità; sulle spese veterinarie e su quelle funebri. Nella pratica questo significa che visto che i 260 euro di taglio sono il 19% della spesa che deriva complessivamente dalle voci che abbiamo appena visto, lo Stato elimina ben 1.368 euro di spese detraibili sostenute dal 2024.

Fortunatamente il governo ha “salvato” dalla scure alcune spese che continuano a poter esser detratte interamente nella dichiarazione dei redditi che verrà presentata nel 2025 sui redditi 2024. Ad esempio: le spese mediche; le spese sostenute per l’integrazione e l’autosufficienza dei disabili; l’acquisto di auto per disabili; le polizze assicurative per eventi calamitosi sostenute in caso di cessione del credito per interventi relativi al Sismabonus. Ma ora queste voci potrebbero essere messe a dieta. O addirittura annullate. Il contesto generale spinge infatti il governo, in vista della manovra, a muoversi con decisione, confortato dai mercati. «Il nostro Pil è migliore di altri Paesi europei e le agenzie — ha ricordato in queste ore il ministro Giorgetti — ci hanno confermato il rating e questo vuol dire che stiamo lavorando bene, in mezzo a tante difficoltà e a un mondo che ha delle turbolenze di carattere politico ed economico non banali, basti vedere la guerra commerciale dagli Usa nei confronti della Cina».

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