Ridotta all’essenziale la questione sta in questi termini: le famiglie numerose con molti figli a carico e un reddito medio-basso potranno abbattere, fino quasi a cancellare, il peso delle tasse. Mentre i single, le coppie prive di prole e la classi più abbienti vedranno diminuire la possibilità di alleggerire il carico tributario. L’introduzione del nuovo sistema delle detrazioni (dal quale il governo prevede un risparmio di un miliardo di euro) promette di essere una mezza rivoluzione e si basa, appunto, sull’incrocio fra il numero di figli e il livello di reddito. In sostanza, chi ha più figli e guadagna meno avrà accesso a una percentuale di detrazione più consistente. E, in questo quadro, è possibile che scompaiano i singoli tetti che gli stessi conti fiscali oggi hanno.
Le detrazioni fiscali, vale la pena ricordarlo, sono riduzioni che si applicano sui costi d’imposta Irpef versati dai contribuenti con la dichiarazione dei redditi o 730. Sono assimilabili in qualche modo a un rimborso parziale su varie tipologie di spese sostenute, e sono applicabili in diversi settori (sanità, spese condominiali ed altre voci). Puntano, in buona sostanza, a sostenere nelle spese i contribuenti. Partendo da questa base, lo schema di riforma non ha ancora numeri e cifre certi ma da quanto filtra i vari tetti detraibili saranno modulati in rapporto a tre fasce di reddito imponibile: fino a 50mila euro lordi, tra 50-100mila euro e oltre 100mila euro. Più è alto il reddito, più si abbassa il tetto di spese detraibili cui si ha diritto. Lo stesso ragionamento, come accennato, vale per il numero di figli: più se ne hanno, più si ha diritto a detrazioni fiscali. Questo nuovo sistema entrerà in vigore dall’anno fiscale 2025 e si applicherà sulle dichiarazioni dei redditi del 2026. Al fine di potenziare ulteriormente i vantaggi per le famiglie numerose e meno abbienti sarà introdotta anche una sorta di clausola agganciata a un quoziente familiare che permetterà di risparmiare un ulteriore 8% per i redditi fino a 50mila euro, 6% per i redditi da 50mila a 100mila euro, 4% oltre i 100mila euro. Così, ad esempio, nella fascia più bassa di reddito, fino a 50mila euro, il limite massimo delle spese detraibili sarà di 4 mila euro in caso di un contribuente single. Ma un nucleo familiare con tre figli, con lo stesso reddito, potrà arrivare a risparmiare fino a 8mila euro di reddito.
In questo schema di intervento, non è ancora chiaro se sarà confermata l’attuale impostazione che porta gli oneri detraibili al 19 per cento a ridursi progressivamente a partire da 120mila euro di reddito fino ad annullarsi a 240mila euro. Secondo alcune fonti della maggioranza il tetto dei 120 mila euro potrebbe scendere a quota 100 mila.
Detrazioni fiscali: meno benefici per single e coppie senza figli a carico. Il tema del quoziente familiare e i nuovi tetti, cosa cambia
LE CERTEZZE
La certezza, invece, è che nel tetto rapportato al reddito entreranno tutti gli oneri detraibili e riguarderà anche gli esborsi sostenuti per le cure mediche e le spese per la casa. Dentro quindi anche gli interessi passivi per i mutui e i costi sostenuti per le ristrutturazioni. In tutti i casi però il nuovo limite si applicherà solo alle nuove spese, ossia a quelle effettuate a partire dal 2025. Non ci sarà retroattività sulle rate di spese effettuate nel passato. Quindi, ad esempio, i bonifici per una manutenzione straordinaria o una ristrutturazione pagati nel 2024 seguiranno il loro corso regolare di detrazione al 50% spalmata su dieci anni che non entrerà nel nuovo tetto massimo delle spese detraibili in base al reddito.
Un aspetto che tutela il legittimo affidamento ma che allo stesso tempo obbligherà a conteggi sul doppio binario per le detrazioni. Le nuove soglie determineranno l’importo massimo delle spese detraibili e non delle detrazioni.
IL PASSAGGIO
E questo vuol dire che all’interno delle spese che saranno ammesse bisognerà andare a calcolare le percentuali per le singole agevolazioni: ad esempio il 19 per cento per le spese mediche o il 36 per cento per le ristrutturazioni sulle case diverse dall’abitazione principale. Nel complessivo riordino delle tax expenditures saranno comprese anche le ristrutturazioni di casa (per le quali è confermato il bonus al 50% ma solo sulla prima abitazione, mentre la seconda sarà fissata al 36 per cento).
E per evitare una penalizzazione proprio sul fronte delle agevolazioni l’assegno unico verrà escluso dal calcolo dell’Isee. Infine conferma per il bonus mobili e grandi elettrodomestici, che restano al 50%. Per il prossimo anno, inoltre, il decalage delle detrazioni sulle ristrutturazioni, riguarderà molto probabilmente anche il sismabonus e l’ecobonus. Anche in questo caso la percentuale dello sconto scenderà al 36 per cento per le seconde e terze case e al 50 per cento solo per le prime abitazioni.Il prossimo anno, infine, il superbonus scenderà dal 70 per cento al 65 per cento come già previsto dalle norme in vigore.
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