10.05.2025
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Politics

25 aprile, l’omaggio di Mattarella tra il Papa e Ventotene: «È sempre Resistenza»


Cita Ventotene e il manifesto per l’Europa scritto dagli antifascisti. E poi Sandro Pertini, Guido Rossa, i partigiani «delle montagne e delle città». E infine la «lezione» di Papa Francesco, a far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e portarle a mete sempre più alte. «È sempre tempo di Resistenza», scandisce, da Genova, Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica ha anticipato di qualche ora il programma delle celebrazioni del 25 aprile, così da tornare a Roma in tempo per accogliere i capi di Stato che questa mattina parteciperanno ai funerali di Bergoglio. Ma la scaletta, densa di richiami e di significati, non è cambiata.

Ci teneva a essere a Genova, Mattarella. Prima la deposizione di una corona al cimitero monumentale di Staglieno, sulla tomba di quei «patrioti» del «secondo Risorgimento italiano», i partigiani. Poi al Teatro nazionale, nel cuore della città medaglia d’oro al valor militare dove 80 anni fa esatti i nazifascisti capitolarono prima ancora dell’arrivo degli Alleati, grazie alla resistenza di popolo.

25 aprile, Mattarella cita il Papa: «È sempre tempo di Resistenza». Meloni: «Onoriamo valori democratici negati dal fascismo»

STANDING OVATION

Un’ulteriore dimostrazione – ove mai ce ne fosse stato bisogno – di un aspetto su cui il capo dello Stato ha sempre messo l’accento in occasione della Liberazione, e cioè quanto fu importante il contributo dei civili nella lotta alle SS. «Da taluno si è argomentato come il contributo militare recato dalla Resistenza non sia stato decisivo per il crollo della Linea Gotica costruita dai tedeschi». Al contrario, avverte il presidente, al suo primo intervento pubblico dopo l’impianto del pacemaker dieci giorni fa: «Le forze dell’Asse in campo trovano difficoltà a presidiare, allo stesso tempo, le aree verso le quali premevano le forze alleate e le zone interne sempre più nelle mani della Resistenza». Anche per questo, prosegue Mattarella (salutato da una standing ovation di oltre un minuto che è lui stesso a dover interrompere per poter prendere la parola), bisogna «rendere onore alle popolazioni che seppero essere protagoniste» di quella lotta.

Una lotta che vide una parte nel giusto e una nel torto, ribadisce di nuovo il presidente, e non tutti più o meno colpevoli come invece vorrebbe qualche revisionismo recente. «Il regime – ricorda l’inquilino del Colle – aveva reso costume degli italiani la guerra come condizione normale». «La Resistenza», al contrario, «si pose l’obiettivo di raggiungere la pace come condizione normale delle relazioni fra popoli». Era, insomma, un conflitto di civiltà, in cui «in gioco erano le ragioni della vita contro l’esaltazione del culto della morte». E come tale Mattarella ne paragona la portata al Risorgimento, momento altrettanto fondante della storia del Paese (a questo proposito richiama Mazzini: «Più che la servitù, temo la libertà recata in dono»).

Tra i tanti partigiani cita l’azionista Luciano Bolis, «orrendamente torturato dalle Brigate nere nel febbraio ‘45» e sepolto a Ventotene come Altiero Spinelli, un altro di quegli «esponenti antifascisti che elaborarono l’idea di Europa unita contro la tragedia dei nazionalismi». Proprio in quel manifesto di Ventotene finito al centro dello scontro qualche settimana fa, quando alcuni passaggi furono citati in Aula da Giorgia Meloni. Ricorda Sandro Pertini, che fu settimo presidente della Repubblica. «La sua figura – ammonisce Mattarella – induce a ricordare che la partecipazione politica è aspetto che contraddistingue la nostra democrazia». Eccola, la preoccupazione del Colle: il disinteresse crescente verso la cosa pubblica. Verso quell’«esercizio democratico» che «sostanzia la nostra libertà». Il pericolo, in altre parole, di una «democrazia a bassa intensità». Un assenteismo al quale «non possiamo arrenderci», è il monito del Colle, anche solo «per rispettare i sacrifici che il nostro popolo ha dovuto sopportare per tornare a essere cittadini, titolari di diritti di libertà».

RESPONSABILITÀ

È un invito alla responsabilità quello che lancia Mattarella. Ed è, anche questa, Resistenza. Come fu Resistenza opporsi al terrorismo rosso negli anni di Piombo, con quella «risposta coraggiosa» che si levò dalle fabbriche di Genova e che «si riassume nel nome di Guido Rossa». Il sindacalista ucciso dalle Br il cui esempio «appartiene a quei valori di integrità e coraggio delle persone che edificarono la Repubblica». Prendere in mano il proprio destino, è l’appello. Non accontentarsi. Come invitava a fare Papa Francesco in “Fratelli tutti”, esortando «a superare conflitti anacronistici» e a non fermarsi, ignorando «che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti». Ecco perché, conclude il presidente, «è sempre tempo di Resistenza. Ecco perché sono sempre attuali i valori che l’hanno ispirata».

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