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Von der Leyen, Metsola “l’ecumenica” può diventare il piano B


dal nostro inviato

STRASBURGO Per ora è poco più di una suggestione. Che però potrebbe prendere corpo nel giro di un batter d’occhio, se dopodomani il piano di riportare Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Europea finisse per colare a picco inghiottito dai marosi del voto segreto. La maggioranza Ursula si sgretola? Ecco il paracadute: puntare tutto su Roberta Metsola. La maltese sua compagna di partito che, al netto di improbabili stravolgimenti, oggi verrà confermata a larghissima maggioranza per un bis alla guida dell’Europarlamento.

A Strasburgo, dove questa mattina si inaugura la decima legislatura dell’Eurocamera, l’idea si fa strada sottotraccia. Se ne parla a mezza voce nei conciliaboli di euroeletti in fila per ritirare badge e chiavi dell’ufficio al primo piano del palazzo intitolato a Louise Weiss. Ma pure tra quelli seduti sulle comode poltroncine del bar riservato ai Mep, i membri del parlamento. La linea ufficiale dei Popolari, naturalmente, prevede il sostegno incondizionato a von der Leyen. Ma a taccuini chiusi, più d’uno conferma che il presidente del Ppe Manfred Weber ha già pronto il piano B. Che passa, appunto, da Metsola.

PARACADUTE
Se non Ursula, del resto, chi meglio della 45enne grande amica di Antonio Tajani (a inizio 2022 fu proprio il futuro vicepremier a tessere la tela che la portò a succedere a David Sassoli)? Roberta “l’ecumenica”, la chiama qualcuno. Difficile dargli torto: due anni e mezzo fa, planò sullo scranno più alto dell’Eurocamera sull’onda di 458 voti (il 74%), la più giovane in quel ruolo (e la terza donna vent’anni dopo l’ultima, Nicole Fontaine). Li raccolse facendo incetta un po’ ovunque, anche tra gli italiani: a suo favore si espressero Pd, Italia Viva, Forza Italia, Fratelli d’Italia e pure la Lega, mentre i Cinquestelle lasciarono libertà di voto. Altro che campo larghissimo. Oggi però gli strateghi del Partito popolare, Weber in testa, puntano ad arrivare molto oltre. Magari a lambire o forse superare, chissà, quota 600 su 720. Un po’ puntando sull’accordo blindato coi socialisti, che prevede una “staffetta” con un esponente del Pse tra due anni e mezzo. Un po’ facendo leva sull’effetto usato sicuro. Un po’, soprattutto, sul fatto che Metsola non è l’unico profilo in campo (il gruppo della sinistra ha schierato come nome di bandiera Irene Montero di Podemos), ma è l’unica candidata seriamente in corsa. L’imperativo scandito dal presidente dei Popolari è chiaro: l’elezione dovrà somigliare a «un trionfo».

«TRIONFO»
Insomma: se giovedì a von der Leyen dovesse mancare il terreno sotto i piedi, i Popolari non si farebbero trovare impreparati. E la scelta naturale, ragiona chi nelle scorse ore si è confrontato con Weber, sarebbe Metsola. Soprattutto se oggi fosse incoronata da una marea di voti dell’Europarlamento: eccolo, il vero volto bi (anzi tri-)partisan per guidare la Commissione. L’affastellarsi di incarichi non sarebbe poi un problema insormontabile: l’attuale esecutivo Ue guidato da von der Leyen, spiega chi è a parte del progetto paracadute, resterà in carica in ogni caso fino a novembre. Dunque se la scelta ricadesse sull’avvocata maltese, anche dopo la più che probabile riconferma alla tolda del parlamento Ue, ci sarebbe tutto il tempo per individuare un altro candidato a succederle. Tanto più che l’incarico di presidente dell’Eurocamera, per quanto prestigioso, è assai meno delicato – in quanto a compiti operativi – di quello di guidare la Commissione. Un’altra soluzione al posto di Metsola, insomma, non sarebbe così difficile da tirar fuori dal cilindro.

IL CONSENSO
Weber e i suoi, raccontano, si sarebbero pure già premurati di costruire un certo consenso intorno a quest’ipotesi di piano B. A spingere per la quale ci sarebbero, oltre agli stessi frondisti del Ppe e di Renew che non fanno mistero di non stravedere per un bis di Ursula, anche una cospicua pattuglia di popolari tedeschi e spagnoli. Si mormora che per assicurarsi il sostegno senza defezioni di questi ultimi Weber avrebbe promesso a Dolores Montserrat, leader dei Popolari iberici, al guida della Commissione Libe, quella che si occupa di libertà civili, giustizia e affari interni. Una sorta di grimaldello europeo per attaccare il premier socialista Sanchez in patria, reo – per il Ppe – di aver messo a rischio lo stato di diritto stringendo il patto di governo con il separatista Puigdemont.

Un grande puzzle, in cui ognuno cerca di incastrare al meglio le proprie tessere. Dal quale però potrebbe uscire rafforzata proprio Metsola. Che per il momento, non può che restare a guardare quello che succede. «Siamo i primi della generazione Erasmus, gli ultimi della generazione Walesa e Havel», disse nel suo discorso di insediamento due anni e mezzo fa. «Non vediamo né l’Europa vecchia né quella nuova». Chissà che ora non possa provarci lei, formata al Collegio d’Europa di Bruges – la fucina delle élite europee – dopo un dottorato in giurisprudenza, a dar forma a quella nuova Europa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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