Si autodefinisce «attempatella» perché incline alla lacrima facile: «Su, non me fate commove…», dice Arianna Meloni in romanesco, mentre tra i ragazzi di FdI, riuniti al laghetto dell’Eur per “Fenix”, la festa che hanno messo in piedi i giovani di Gioventù nazionale, scatta la standing ovation. Domani per loro sarà il big day, con Giorgia Meloni a suonare la carica prima di salire sul volo di Stato che la condurrà a New York per i lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ieri è toccato ad Arianna, la “sorella d’Italia” e ormai deus ex machina del partito, da quando «Giorgia» ha smesso i panni della passionaria dell’opposizione per indossare quelli da premier. Eppure, assicura Arianna — sneakers ai piedi, gilet e pantaloni palazzo scuri — il «potere non ci ha cambiato. Noi siamo il simbolo che il potere può non cambiare perché abbiamo l’ambizione di restare quelli di 30 anni fa».