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Dopo settimane di proteste in Trentino, la raccolta di 40 mila firme e nonostante l’appello a Papa Francesco di risparmiare l’abbattimento del secolare esemplare di abete, alto 29 metri, dalle foreste della Val di Ledro, il Vaticano ha annunciato che il 7 dicembre si terrà la tradizionale cerimonia dell’accensione dell’albero di Natale in piazza San Pietro. «La scelta di questo esemplare è stata determinata, non solamente da una valenza estetica, ma anche da una ecologicamente responsabile, considerato che il prelievo dell’albero garantirà il naturale ricambio del bosco per i prossimi decenni» ha fatto sapere il cardinale Fernando Vergez, presidente del Governatorato, aggiungendo a mò di spiegazione che «i boschi del territorio sono certificati PEFC» il che vuol dire che si tratta di « una foresta gestita in linea con i più severi requisiti ambientali, sociali ed economici. Di conseguenza la ricrescita annuale dei boschi di Ledro è certificata per 8.260 metri cubi e l’abete prelevato fa parte di uno dei lotti che dovranno essere tagliati per la corretta coltura del bosco». Un modo per cercare di mettere fine alle polemiche ecologiche anche se probabilmente, visto il clamore mediatico internazionale, continueranno.
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CLIMA
L’iniziativa del dono natalizio del territorio di Ledro a Papa Francesco non si è, tuttavia, limitata all’abete secolare che arriverà in Vaticano nei prossimi giorni garantito da un trasporto speciale: «associazioni, istituzioni, enti, semplici cittadini — attivatisi sia singolarmente che in gruppi — si sono dedicati alla decorazione di altri 39 alberi di dimensioni minori, acquistati e provenienti da coltivazioni dedicate, da destinare ad uffici, luoghi pubblici e palazzi della Santa Sede».
Il cardinale Vérgez Alzaga e suor Raffaella Petrini dopo giorni di silenzio, in un comunicato, hanno fatto sapere che inaugureranno non solo l’albero ma anche il Presepe che verrà allestito ai piedi dell’abete secolare.
Inoltre nell’Aula Paolo VI, in parallelo, verrà preparata una grande esposizione intitolata la “Natività di Betlemme 2024”, costituita da un insieme di rappresentazioni della Natività prodotte e realizzate in Palestina, a Betlemme, dagli artigiani locali. Sarà presente, per l’occasione, la rappresentanza dell’Ambasciata dello Stato di Palestina presso la Santa Sede.
Dal Trentino, invece, alla cerimonia vaticana saranno presenti le Delegazioni ufficiali provenienti rispettivamente da Grado, in diocesi di Gorizia, e da Ledro, in diocesi di Trento, assieme al Vescovo di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Redaelli, il sindaco, Giuseppe Corbatto, e la Banda civica “Città di Grado”. Per l’albero di Natale parteciperanno, tra gli altri, il Vescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, il Presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti, il sindaco di Ledro, Renato Girardi, il Coro Cima d’Oro, il Corpo Bandistico Val di Ledro e il Gruppo Fisarmoniche Città di Arco. Il Presepe e l’albero in Piazza San Pietro rimarranno esposti fino a domenica 12 gennaio 2025.
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PRESEPE
Il presepe dono della città di Grado è stato realizzato da una quarantina di persone, tutti volontari, professionisti e artisti nei rispettivi campi, espressione in buona parte dell’associazionismo locale. La scena della Natività, con Maria, Giuseppe e il Bambinello è stata collocata in una tipica “casona”, costruzione di canne, autoctona della laguna veneta e realizzata, assieme a numerose statue, da padre e figlia, Lorenzo e Francesca Boemo. Le statue sono pregne di fango della laguna mentre l’ambientazione scelta è quella dei primi anni del ‘900. I re Magi sono stati immaginati a bordo della tipica barca lagunare, la “batela”. E poi la ricca vegetazione e l’avifauna realizzata con la stampante 3D. Infine per evitare l’arrivo in massa di gabbiani, sono stati collocati due dissuasori a ultrasuoni con frequenza variabile.
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La passione dei presepi a Grado è molto radicata, tanto che da tanti lustri ormai si svolge una importante rassegna con le opere esposte, sia lungo le calli del centro storico, di tipica impronta veneta, dove ci sono anche due preziose basiliche paleocristiane (quella intitolata a Sant’Eufemia è stata consacrata nel 579 dal Patriarca Elia), sia nelle altre parti della città, anche in apposite sale.
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