Non è un’accelerazione per mettere la Germania con le spalle al muro, ma Andrea Orcel vuole portarsi avanti. Anche perché, al di là di altre incognite, Deutsche bank potrebbe decidere di scendere in campo su Commerzbank e sbarrare la strada a Gae Aulenti, pronto a creare il primo gruppo del paese e l’istituto più capitalizzato d’Europa (79 miliardi). Forse anche per questa eventualità, tra qualche giorno, secondo quanto risulta al Messaggero, Unicredit dovrebbe presentare alla Bce l’istanza autorizzativa per salire dall’attuale 9 al 30%, soglia opa. Francoforte avrà 60 giorni per dare l’assenso, salvo la richiesta di alcuni chiarimenti sulle modalità dell’acquisizione che potrebbero riguardare la business combination.
STRADA IN SALITA
Siccome il dado non è ancora tratto, potrebbe approfittarne l’ad di Deutsche bank, prima banca tedesca, Christian Sewing, che con i suoi manager sta analizzato la situazione: tra le opzioni l’acquisto di una parte o di tutta la partecipazione (12%) del governo tedesco nella Commerzbank. Già nel 2019 fu studiata la fusione fra le due banche, poi saltata «per i troppi rischi e pochi benefici» si disse allora. Subito dopo Jean Pierre Mustier, ad di Unicredit tentò l’affondo, non riuscito.
Ora il cammino di Unicredit resta difficile anche se, dopo le aperture di Christine Lagarde e di Joachim Nagel, ieri il vice presidente Bce, Luis de Guindos («Siamo sempre stati favorevoli alle fusioni transfrontaliere, ogni volta che ce n’è una, sorgono preoccupazioni nazionali»), ha dato forza alle parole della presidente di Eurotower.
Questo terzo endorsement mette Orcel nelle condizioni di puntare verso l’obiettivo, nella consapevolezza di doversi muovere con prudenza perché l’avanzata italiana a Berlino solleva parecchie perplessità, dubbi, ritrosie dei sindacati e di forze politiche come la destra di Afd, recente vincitrice delle elezioni nei Lander dell’Est che potrebbe condizionare il governo. Fluido è anche lo scenario degli equilibri nella Commissione europea, con la Germania alle prese con la recessione (Pil in calo dello 0,2%).
Si spiega così la mossa della banca italiana di iniziare il percorso di autorizzazioni, di cui aveva fatto menzione nello statement di martedì 10 in cui annunciava l’acquisizione della quota del 9%. Dopo aver ricordato che saranno garantiti «gli stringenti parametri finanziari» per non bruciare valore per i soci, precisava: «Unicredit presenterà alle autorità competenti, se e quando necessario, le istanze autorizzative per poter eventualmente superare la soglia del 9%».
Per superare questo step potrebbe proseguire gli acquisti in Borsa, come aveva fatto prima del 9 settembre quando, detenendo già il 4,5% , ha rilevato un altro 4,5% dall’Agenzia statale, assistita da JpMorgan come collocatore (c’era anche Goldman Sachs che si sarebbe tirata indietro subito per schierarsi con gli organi di Commerz). E comunque potrebbe farsi avanti sul restante 12% rimasto a Berlino, in concorrenza con Deutsche.
APPREZZAMENTO 4 MILIARDI
Il governo ha 90 giorni di lock-up prima di cedere altri pacchetti anche se ci sono modalità per aggirare questo obbligo. La richiesta di salire al 30% è una mossa chiara, oltre ci sarebbe l’Opa. Ma Orcel, senza fretta, potrebbe proporre la fusione con Hvb in una prospettiva nella quale il titolo Commerz salirebbe ancora: ieri ha chiuso a 15,62 euro (+ 0,29%), Unicredit a 37,10 euro (+ 0,6%). Si consideri che dal minimo dell’8 agosto, le azioni tedesche sono salite di oltre 4 miliardi (+ 26,8%).
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