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Ue, rebus commissari per Ursula: tutti vogliono il Bilancio


BRUXELLES Quasi tutte le caselle del risiko commissari sono al loro posto. In attesa dell’Italia — ultimo “big” Ue che manca all’appello — e di pochissimi altri, come Belgio e Bulgaria, che non hanno un governo nella pienezza dei poteri e per cui mandare un nome a Bruxelles si rivela ancor più un rompicapo. 22 candidati su 27 sono già sul tavolo; 16 uomini e appena 6 donne, età media sopra i 50 anni (ad abbassarla è il 35enne maltese Glenn Micaleff). Al termine di questa settimana tutti i governi, secondo le indicazioni impartite dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, dovranno avere inviato i loro nominativi.

L’ITER
Ma il percorso per arrivare a completare l’identikit del prossimo collegio di palazzo Berlaymont, che sulla carta dovrebbe insediarsi a novembre, è pieno di variabili che rischiano di tradursi in insidie, tra numerose rivendicazioni per mettere le mani sui dossier di bilancio (gli stessi che fanno gola anche all’Italia per Raffaele Fitto), una prevalenza di uomini sulle donne che fa impallidire la fiera fautrice dell’uguaglianza di genere von der Leyen, fino alla necessità di accontentare ambizioni, appetiti e cv di peso. Una volta adottata la lista di comune accordo con i governi dei 27, entro metà settembre, toccherà alla plenaria dell’Eurocamera approvarla; prima, però, ci sarà la tagliola delle audizioni parlamentari (cinque anni fa fecero “saltare” tre teste).

Nel frattempo, nella distribuzione delle deleghe rischia di aprirsi un derby tra commissari prim’ancora della discesa in campo, tanto che ieri, nel lavoro di fino per accontentare tutti, von der Leyen è stata a Parigi da Emmanuel Macron, mentre nei prossimi giorni dovrebbe avere contatti con altri leader.

Oltre all’Industria e all’Economia, ad avere molti pretendenti è il Bilancio. Perché? Perché entro il 2027 dovrà entrare in vigore il nuovo budget settennale Ue, e chi avrà in mano i cordoni della borsa sarà decisivo. Lo sa la Polonia, che attenta com’è ai fondi per la difesa vorrebbe ipotecare la casella per il suo Piotr Serafin, navigato conoscitore delle dinamiche Ue; ma i profili sotto osservazione non mancano anche altrove, dallo sloveno Tomaz Vesel, che ha presieduto la Corte dei Conti del suo Paese ed è stato pure capo ad interim della Fifa, al super-falco olandese Wopke Hoekstra, che da ministro delle Finanze provò a stoppare (senza riuscirci) il Recovery Plan. Intanto, un dato politico sembra già acquisito: i rapporti di forza nella squadra sono piuttosto chiari. Con 15 nomi in provenienza dai ranghi o dall’area dei popolari del Ppe (dalla Polonia alla Grecia, compresa la tedesca von der Leyen), nell’Ursula-bis ci sarà una maggioranza assoluta di esponenti di centrodestra.

A loro si affiancano il “patriota” ungherese Olivér Varhelyi e il conservatore Fitto, il cui ritorno a Bruxelles sembra ormai certo; completano la rosa quattro liberali (potrebbero diventare cinque, una volta incassata l’indicazione belga) e appena cinque socialisti. Proprio il ridimensionamento numerico di questi ultimi potrebbe essere “risarcito” con delle deleghe di peso, per evitare trappole tese da sinistra nelle conferme parlamentari: alla “capofila” spagnola Teresa Ribera (pure lei, come Fitto, non ancora ufficializzata) dovrebbe andare, ad esempio, la titolarità del Green Deal.

I PORTAFOGLI
I portafogli di peso, che tradizionalmente sono appannaggio degli ex premier (un’inedita tripletta tutta baltica, con il lettone Valdis Dombrovskis, il lituano Andrius Kubilius e l’estone Kaja Kallas, già nominata a capo della diplomazia Ue), saranno usati per ribilanciare gli squilibri, ad esempio quello della sparuta pattuglia femminile. Benché non possano escludersi colpi di scena, la circostanza rappresenta un inizio amaro di mandato per von der Leyen, che ha avuto la parità di genere tra i pilastri del primo mandato.

A luglio, la presidente della Commissione aveva domandato ai governi l’indicazione, come già nel 2019, di un ticket di nomi, un uomo e una donna, richiesta platealmente ignorata da tutte le capitali, che hanno recapitato a Bruxelles un solo profilo (deroga che la tedesca aveva concesso soltanto per le riconferme degli uscenti).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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