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tutti in campo per salvare il “No”


LO SCENARIO

ROMA I più vicini alla segretaria dem la chiamano «task force»: pronta a scendere in campo per spiegare le ragioni del no prima alla “base” del partito e poi ai cittadini che andranno al voto in primavera. Ad anticipare l’avvio di una fase due sul tema, d’altronde, è stata la stessa Elly Schlein durante l’assemblea nazionale della scorsa settimana: «Abbiamo avanti alcuni mesi preziosi, e due obiettivi. Il primo, l’impegno per il no alla riforma della magistratura». Una richiesta che si è tradotta subito in realtà, con un calendario fitto di “riunioni informative” a livello regionale e “call” con i circoli territoriali per entrare nel merito della riforma e gettare il seme da cui, nei prossimi mesi, dovrà partire la mobilitazione, città per città. In campo, la responsabile Giustizia, Debora Serracchiani e poi i parlamentari dem delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali di Camera e Senato: Walter Verini, Alfredo Bazoli, Federico Gianassi, Marco Lacarra, Michela Di Biase, Andrea Giorgis e Federico Fornaro.

IL TAVOLO NAZIONALE

I corsi di “formazione” online, partiti dal Trentino (ancor prima dell’assemblea) proseguiranno fino a metà gennaio, con un panel ad hoc persino per il Pd estero.

Poi, da lì, spiegano i vicini al dossier, prenderà il via un tavolo nazionale, dove ai dem già schierati si unirà anche la segretaria. Da definire c’è soprattutto la strategia di comunicazione da adottare. Fondamentale per evitare di “personalizzare” una battaglia dall’esito tutt’altro che scontato, ma pure per scongiurare una sconfitta netta. Alle ragioni del no di cui si dibatte nei circoli — il rischio della perdita di indipendenza da parte dei pm e le criticità della selezione tramite sorteggio — andrà unita una chiave politica. Per scegliere quella più adatta, però, al Nazareno si attende che il governo indichi prima la data del referendum. «Un conto è votare a marzo, un altro ad aprile, con Pasqua e vari “ponti” di mezzo», ragionano i più vicini a Schlein. La campagna per il referendum potrebbe saldarsi anche al «percorso programmatico nel Paese» che la segretaria avvierà da qui a gennaio. L’obiettivo, spiegano, è dare continuità al dibattito, senza trasformarlo in una battaglia esiziale. Anche perché, in molti a sinistra mantengono una posizione di favore verso la riforma.

A dare una mano al Pd, fuori dal Pd, ci penserà anche la rete di realtà civiche che ieri si sono riunite ufficialmente in unico grande comitato per il No. A presiedere il comitato, presentato ieri all’Istituto Luigi Sturzo sarà Giovanni Bachelet, figlio di Vittorio, il giurista assassinato dalle Br nel 1990. Convinto che l’obiettivo sia «salvare la Costituzione», evitando la «delegittimazione dei pm e dei giudici e la demolizione del Csm». Tra i promotori più noti anche Rosy Bindi, Maurizio Landini, Emiliano Manfredonia, Gianfranco Pagliarulo, Giorgio Parisi e Benedetta Tobagi. E poi tanti volti della società civile pronti a coagulare diverse realtà dell’associazionismo: Cgil, Acli, Anpi, Arci e Libera per dirne alcune. Nel calendario del 2026 già una data cerchiata in rosso: sabato 10 gennaio, quando — hanno annunciato gli organizzatori del comitato — si terrà una grande assemblea nazionale pubblica.

Val. Pigl.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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