Le premesse rimarranno quelle consuete, con le decisioni prese «riunione per riunione» e «dipendenti dai dati». Ma quei dati, tra le prospettive di recessione per il secondo anno consecutivo in Germania, la crescita anemica nel resto dell’Eurozona e l’inflazione che continua nel suo calo più rapido del previsto (con la positiva lettura italiana dopo quella francese), sembrano puntare tutti nella stessa direzione. Nel meeting di politica monetaria che si conclude oggi a Lubiana, ospitato dalla Banka Slovenije, il consiglio direttivo della Banca centrale europea si prepara allora a mettere a segno il terzo taglio dei tassi d’interesse dello 0,25% di quest’anno. Il secondo consecutivo dopo quello di settembre ma anche quello che fino a poche settimane fa non era dato affatto per scontato.
LA STRADA
Nel frattempo, però, nonostante le previsioni Bce di una nuova fiammata dell’inflazione prima della fine dell’anno, l’aumento dei prezzi nell’area euro a settembre ha visto un ulteriore rallentamento, fermandosi all’1,8%, al di sotto del target del 2% perseguito dalla Bce, complice il calo dei prezzi energetici. Ma pure il valore di fondo, che è calcolato al netto delle componenti più volatili come energia e alimentari, si è attestato al 2,7%, il più basso degli ultimi due anni e mezzo, tenuto comunque elevato dai servizi. Insomma, di fronte a una spirale deflazionistica che procede più velocemente delle attese, la Bce si sarebbe decisa a riprendere in mano le forbici per evitare di doversi trovare a rincorrere. Soprattutto a fronte del deterioramento generale della situazione economica, con gli ultimi dati del Pmi manifatturiero ancora negativi.
Gli analisti, insomma, scommettono quasi unanimemente su una riduzione dello 0,25% del tasso chiave, quello sui depositi, che la presidente dell’Eurotower Christine Lagarde dovrebbe ufficializzare oggi, poco prima delle 15. Il valore passerebbe così dal 3,5% al 3,25%; per effetto dell’aggiustamento tecnico dei quadri operativi della Bce deliberato a marzo, che aveva rivisto lo spread fisso con gli altri due tassi di riferimento, scenderebbe pure quello sui rifinanziamenti principali e quello marginale.
A inizio settimana, i mercati avevano già scontato non solo il calo di 25 punti base al termine della riunione in Slovenia, ma anche un successivo taglio della stessa natura, che porterebbe quindi il tasso sui depositi al 3%, nella prossima e ultima riunione dell’anno, in calendario il 12 dicembre a Francoforte.
In precedenza, era stato il governatore della Banque de France e membro “colomba” del consiglio direttivo della Bce François Villeroy de Galhau a descrivere l’intervento come «molto probabile» fino a spingersi ad affermare che tale misura «non sarà l’ultima» poiché «la vittoria contro l’inflazione è in vista».
GLI EFFETTI
Anticipando gli effetti del nuovo taglio (e nel contesto dell’incertezza legata alle presidenziali americane), l’euro è sceso ai minimi da due mesi, scambiato a 1,09 dollari. Chi, invece, scommette ancora su una maggiore cautela da parte dell’Eurotower indica il temuto impatto della crisi mediorientale sui prezzi dell’energia, soprattutto in caso di coinvolgimento dei pozzi petroliferi iraniani nella rappresaglia israeliana. Secondo le stime di Facile.it, la riduzione di 25 punti base dovrebbe tradursi nei prossimi mesi in un calo ulteriore di circa 18 euro nella rata dei mutui a tasso variabile. Finora gli interessi sono scesi di circa 36 euro in seguito ai due tagli già messi a segno dalla Bce; se la stretta monetaria dovesse continuare ad allentarsi anche nei prossimi mesi, ciò comporterebbe 95 euro in meno sui mutui variabili entro la fine del 2025.
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