Il credito resta un fronte caldo assieme alla casa della manovra da 18,7 miliardi. Tra banche e governo la trattativa va avanti no stop in un clima costruttivo, nella consapevolezza reciproca che in ballo ci sono interessi del Paese. Ma fra le parti, dopo un altro round negoziale, ieri al massimo livello, data la delicatezza di una situazione che oltre alle divergenze sulle misure della manovra da 5 miliardi a carico di banche e assicurazioni, si aggiungono le forzature della Lega («diamo mandato per un aumento del contributo delle banche oltre 5 miliardi», è stato l’esito del consiglio federale), sarebbe spuntata una mediazione, anche se ancora non c’è accordo.
IRAP INCOSTITUZIONALE
L’Abi insiste: va tolta la tassa Irap perchè incostituzionale, le imposte si pagano in funzione della capacità restributiva non per partito preso, siamo disposti a valutare tutte le forme di liquidità. Per questo, al tavolo del Mef dalle 18 c’erano il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il viceministro Maurizio Leo e il vicepremier Antonio Tajani da una parte, in rappresentanza delle forze di maggioranza; il dg Abi Marco Elio Rottigni, il vice vicario Giangranco Torriero e uno dei vicepresidenti rappresentanti delle piccole banche Camillo Venesio. Tajani poco prima, nel rintuzzare Matteo Salvini, aveva detto: su casa e banche ne parlo con Giorgetti, e per questa ragione era al tavolo. La riunione al Mef sarebbe terminata due ore dopo per impegni di Giorgetti e di Tajani (a Palazzo Farnese) mentre da via XX Settembre si rimarcava, per allentare la tensione, il clima costruttivo e si apprezzava la disponibilità degli istituti. In tarda serata sarebbe proseguito il confronto fra le strutture tecniche, andato avanti fino a tarda sera, rendendo necessario un terzo round negoziale oggi.
Il confronto alla presenza di Giorgetti sarebbe servito a spianare la strada per una mediazione che potesse soddisfare tutti, anche se i margini sono stretti. Sarebbe spuntata una variante che potrebbe mitigare una delle misure introdotte dal governo all’insaputa dell’Abi — la deducibilità degli interessi passivi dal 100 al 96% — e la deducibilità delle perdite su crediti fino a 5 anni, che invece sarebbe una misura su cui le banche non farebbero una guerra di religione come invece sull’aumento dei due punti percentuali (dal 4,65 al 6,65%) dell’Imposta regionale sulle attività produttive.
Quanto alle svalutazioni crediti, un punto di compromesso potrebbe essere di stabilire una durata limitata nel tempo. Secondo la declinazione originaria, all’erario frutterebbe un gettito di 500 milioni: il meccanismo attuale, che consente la deduzione integrale nell’esercizio in cui viene effettuata la svalutazione a bilancio, viene sostituito da una dilazione quinquennale: il 20% potrà essere dedotto nell’anno di competenza, mentre la quota residua dell’80% spalmata sui quattro esercizi successivi.
L’altra misura su cui si lavora è la disciplina relativa alla deducibilità degli interessi passivi ai fini Ires e Irap. La percentuale deducibile scende dal 100% al 96%, allineandosi al trattamento già previsto per le società di gestione del risparmio, ma si potrebbe fare qualche aggiustamento: questa misura, ab origine, assicura 500 milioni.
Si considera che le cinque misure per le banche avrebbero un costo di 4,2 miliardi e si supera i 5, come vuole la Lega, con gli interventi sulle assicurazioni.
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