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speculazione su tutti gli asset. Il Bitcoin sotto i 110mila dollari


Dopo il crollo dei giorni scorsi ora le cripto, che in tre giorni hanno cancellato i guadagni dell’ultimo mese, si preparano a un periodo complesso. In tutto sono stati cancellati 162 miliardi di dollari di capitalizzazione tra mercoledì e venerdì a causa di imponenti vendite, che hanno portato il valore totale delle criptovalute sotto i 4.000 miliardi di dollari. Bitcoin per esempio è andato sotto la soglia dei 110.000 dollari e le previsioni prevedono che nel 2026 possa scendere ancora di più, probabilmente arrivando a un valore inferiore ai 100.000 dollari. Cosa sta succedendo? I motivi che hanno portato al crollo delle principali valute digitali sono principalmente dovuti: da una parte gli investitori di un mercato poco regolato e fortemente speculativo hanno deciso di chiudere la loro posizione «lunga» raccogliendo i profitti accumulati nel corso dell’anno. In particolare le previsioni del 2025 pubblicate all’inizio dell’anno si prospettavano 12 mesi straordinari, con gli analisti convinti che Bitcoin sarebbe arrivato a 200.000 dollari. Reuters a luglio aveva previsto lo stesso prezzo target per il 2025, affermando che ci sarebbe stato l’incontro perfetto di scarsità, arrivo di regole più chiare e interesse da parte dei governi. Al contrario, e questo è il secondo motivo delle vendite della settimana scorsa, c’è stato un cambiamento delle prospettive macroeconomiche, con il taglio dei tassi della Federal Reserve e l’incertezza dei prossimi mesi, visto che il presidente della Fed, Jerome Powell, ha lasciato aperte entrambe le strade, segnalando una condizione ancora da definire. In realtà una concessione del costo del denaro porta a un indebolimento del dollaro e un maggior interesse nelle monete digitali. Ma qui, sostiene Greg Magadini, direttore delle derivate del provider di asset digitali Amberdata, in una nota inviata a Forbes poco dopo il taglio dei tassi del 17 settembre, c’è un altro elemento da considerare: «Continuo a credere che il principale fattore che guida i prezzi degli asset, in particolare dell’oro e del Bitcoin, sia legato all’indipendenza della Fed».

IL NODO FED

Questa indipendenza rimane in discussione, soprattutto in vista del 2026, quando entrerà in carica un nuovo presidente della Fed». Powell infatti per ora ha resistito agli attacchi di Donald Trump, ma nel maggio del 2026 lascerà la sua posizione ea quel punto il nuovo presidente sarà con buone possibilità allineato con le politiche Maga, facendo perdere all’istituto l’indipendenza che sin dall’inizio definisce la sua azione. Oltre al Bitcoin anche le altre cripto sono in difficoltà. Nell’ultimo mese Ethereum ha perso più del 12%, con il crollo principale avvenuto venerdì, quando si è avvicinato ai 3.800 dollari per poi risalire sopra i 4.000. Per quanto riguarda il mercato delle stablecoin, le criptovalute ancorate al dollaro, la situazione sembra migliore: da quando il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, ha detto che queste valute possono aiutare a rendere il dollaro più accessibile sui mercati internazionali, il loro valore è cresciuto e ora Citi prevede che nel 2030 il market cap arrivi a 4.000 dollari.

Anche la Cina e l’Europa stanno cercando di entrare nel settore per fermare l’egemonia americana voluta dall’amministrazione Trump. Pechino prevede di permettere transazioni internazionali in stablecoin ancorate allo yuan, mentre nove banche europee, tra cui ING, UniCredit, Danske Bank presenteranno una stablecoin legata all’euro nella seconda metà del 2026.


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