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«Sciopero? Weekend lungo e rivoluzione non stanno bene insieme. Il governo si muove concretamente per Gaza». L’affondo della premier


L’affondo arriva di prima mattina, a favore di telecamere. Mentre le barche sono ancora prese d’assedio dalle forze speciali israeliane. Sul tappeto blu del Bella Center di Copenaghen, dove i leader della Comunità politica europea sfilano in fila indiana, Giorgia Meloni si scaglia contro la missione della Flotilla. «Continuo a ritenere che tutto questo non porti alcun beneficio al popolo della Palestina, in compenso mi pare di capire che porterà molti disagi al popolo italiano» mette a verbale la premier appena arrivata al summit europeo sul Baltico. Rivendica gli sforzi della diplomazia italiana per i gazawi: «Il popolo italiano ancora ieri veniva ringraziato dai palestinesi per il lavoro che sta facendo». Assicura che il governo rimpatrierà i connazionali arrestati a breve. Nella notte è stata aggiornata «minuto per minuto». Una linea telefonica sempre aperta con i ministri impegnati sull’emergenza: Crosetto, Tajani, Piantedosi.

LA “REGIA”

Ma con la notte sono rimaste impresse anche le immagini delle piazze riempite da Roma a Torino e Firenze, le manifestazioni pacifiche per la flotta di attivisti e Gaza come gli scontri per la polizia. I cortei che nella capitale hanno sfiorato Palazzo Chigi. Frutto non di una mobilitazione spontanea ma, è la convinzione che la premier confessa ai suoi collaboratori in mattinata, «di una chiara regia: nel giro di pochi minuti avevano già bloccato le stazioni». È furiosa Meloni e se la prende con i sindacati che oggi guidano lo sciopero nazionale.

«Mi sarei aspettata che almeno su una questione che reputavano così importante non avessero indetto uno sciopero generale di venerdì, perché il weekend lungo e la rivoluzione non stanno insieme» li irride parafrasando Mao. Questo è il clima. Né si intravedono schiarite all’orizzonte. Meloni da un lato frena ed evita di buttare benzina sul fuoco. Concorda con Matteo Salvini la strategia: precettare lo sciopero è un errore — la linea — e se ci saranno disagi che gli italiani sappiano pure da dove provengono. In un’informativa durante il Cdm il leader leghista e ministro delle Infrastrutture preannuncia interventi normativi per irrigidire le sanzioni contro chi incrocia le braccia contravvenendo alle regole ma fa anche capire che in questo momento non è utile forzare la mano. Una prudenza suggerita fra l’altro dai rapporti dell’intelligence in mano al governo che in queste ore segnalano una inedita saldatura del vasto e frastagliato “fronte pro-Pal” dopo lo stop alla Flotilla. Un salto di qualità — è l’analisi dei nostri apparati di sicurezza che si sono occupati del tema in un Cisr a margine del Consiglio dei ministri — iniziato con il vertice unitario degli attivisti del 14 settembre che ha preparato il terreno alla manifestazione nazionale. Più di duecentocinquanta bus da tutta Italia sono attesi a Roma e il faro degli 007 italiani si è acceso sulla mobilitazione online via Telegram di gruppi anarchici e antagonisti. Dall’altro lato però la presidente del Consiglio è decisa a cavalcare l’onda. Ovvero, a dimostrare che «il governo si muove concretamente, e non solo a parole, per Gaza». Per questo motivo nei giorni scorsi i telefoni a Palazzo Chigi hanno ripreso a squillare. Con l’obiettivo di incastrare una trasferta della premier a Washington DC, alla corte di Donald Trump. Gli sherpa sono al lavoro per un vis-a-vis nello Studio Ovale tra venerdì 17 e sabato 18 ottobre, quando nella capitale Usa si terrà la cena di gala della Niaf, la potente associazione italoamericana in vena di grandi festeggiamenti per i suoi 50 anni (Meloni invitata d’onore insieme a Trump). Nulla di certo, incrociare le agende non sarà una passeggiata (raramente il Tycoon rinuncia al golf a Mar-a-Lago nel week-end).

LA TRASFERTA USA

Meloni però ragiona seriamente sul blitz, occasione utile per dimostrare che l’Italia è al tavolo delle trattative diplomatiche per chiudere la guerra a Gaza — la leader di FdI conta di avere un posto nel “board” per la pace al fianco di Tony Blair — e insieme benedire il piano di Trump con una photo-opportunity nella West Wing. Lo stesso piano su cui la premier ha cercato una convergenza in Parlamento, ieri, nella “battaglia” delle risoluzioni sulla guerra a Gaza. Non è arrivata.Meloni viene avvisata la sera prima dai suoi capigruppo. Sospira al mattino sul tappeto blu di Copenaghen: «Mi dispiace che buona parte delle opposizioni abbia fatto un’altra scelta». La replica non si fa attendere. Elly Schlein: «Meloni usa contro la Flotilla parole mai pronunciate contro i crimini di Netanyahu». In scia Giuseppe Conte: «Nei libri di storia gli scioperi e la Flotilla ci salveranno l’onore». Sarà un caldissimo autunno.


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