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Redditometro, arriva lo stop. Concordato preventivo biennale, tutti i conti per bar e ristoranti


La macchina del concordato biennale preventivo ha iniziato a girare. E a leggere i primi casi di applicazione concreta del “patto” con il Fisco, una certezza c’è: non si tratta di un condono. Anzi. Per le Partite Iva che hanno un voto basso nelle loro pagelle fiscali, mettersi in regola con le richieste dell’Agenzia delle Entrate avrà un costo rilevante. Il dato emerge chiaramente dai prime stime del maggior reddito che alcuni bar, pizzerie, ristoranti con il servizio al tavolo e lavanderie dovranno dichiarare se accetteranno l’accordo con il Fisco. 

Gli esempi

Una pizzeria di una grande città meridionale che ha ricavi per 302 mila euro all’anno e un reddito di 5.400 euro, con un voto nella pagella fiscale di 4,08, si vedrà recapitare dal Fisco una proposta di concordato che calcola il reddito in 25.111 euro per quest’anno e 45.227 il prossimo. Analogamente a una pizzeria di un altro grande centro con 357 mila euro di ricavi e un reddito dichiarato di poco superiore ai 7.400 euro (voto in pagella 4,92), il Fisco chiederà per mettersi in regola 27.575 euro nel 2024 e 48.172 per il 2025. Andrà un po’ meglio a una lavanderia, che ha 167 mila euro di ricavi e dichiara un reddito di 40 mila euro. Il suo voto in pagella è di 3,91, il Fisco gli proporrà un “patto” per dichiarare 53.481 euro nel 2024 e per il 2025 67.389 euro. Un ristorante in una grande città, con servizio al tavolo, che ha ricavi per 335 mila euro e dichiara redditi poco sopra i 12 mila euro (voto in pagella 4,42) riceverà una proposta di concordato che ricalcola i redditi del 2024 portandoli a 27.552 euro e per il 2025 a 42.803 euro. Insomma, si tratta di un maggiore reddito da dichiarare che può arrivare a otto volte quello conosciuto dall’Agenzia delle Entrate. La domanda a questo punto è un’altra. Converrà alle Partite Iva con voti bassi in pagella scendere a patti con il Fisco?

Il passaggio

L’accordo, se sottoscritto, prevede che l’Agenzia delle Entrate per due anni non farà accertamenti. Vuol dire che pagate le tasse “concordate”, nessuno busserà alle porte del Bar o del Ristorante per effettuare un accertamento. Basta questo? Forse no. Gli strumenti in mano al Fisco per “scovare” gli evasori non sono cambiati. Una Partita Iva con un voto basso che non è stata sanzionata fino ad oggi, potrebbe pensare di poter continuare a farla franca. Il “bastone”, insomma, potrebbe non spaventare troppo. E la “carota” dell’esenzione dagli accertamenti, non essere sufficiente. Il governo sta ragionando allora, su come incentivare maggiormente l’adesione al concordato per evitare che si riveli un flop. Domani sul tavolo del consiglio dei ministri arriverà un decreto correttivo dello strumento. Per ora nelle bozze sono previsti pochi aggiustamenti al margine: un allungamento del periodo per sottoscrivere il patto di 15 giorni (dal 15 al 31 ottobre) e la possibilità di scontare dal reddito le perdite su crediti. 

La modifica

I commercialisti hanno chiesto che sia introdotta un’altra modifica: che i maggiori redditi emersi siano tassati con una “flat tax” tra il 10 e il 15 per cento. Una carota ben più consistente dell’esenzione dagli accertamenti e che potrebbe arrivare nel passaggio in Parlamento. Il decreto correttivo inoltre, dovrebbe essere il veicolo per risolvere definitivamente la questione del “redditometro”. Il pressing di Forza Italia per inserire lo stop all’accertamento presuntivo nel decreto sulla coesione, è stato respinto. Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha detto che se ne riparlerà, a breve, in un altro provvedimento. Il veicolo individuato sarebbe proprio il correttivo della delega. Ma la riforma del Redditometro non entrerebbe subito nel testo, ma sarebbe lasciato al Parlamento il compito di indicare tra le condizioni per il via libera del testo, una soluzione sull’accertamento presuntivo. Un vincolo che impegnerebbe il governo a risolvere la questione una volta per tutte nel testo finale del provvedimento.

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