Mercoledì, a latere del consiglio dei ministri, parleranno anche di Rai i tre leader del centrodestra. E tutto fa pensare al rinvio del dossier, a dopo l’estate. I tempi tecnici per fare tutto prima teoricamente ci sarebbero, ma a stento e con il fiato del calendario sul collo visto che le camere stanno per chiudere, ma far votare a Camera e Senato in aula i quattro consiglieri nuovi del Cda e subito dopo eleggere in Vigilanza il presidente del servizio pubblico con i due terzi dei voti è praticamente impossibile.
L’accordo politico nel centrodestra si può trovare, basta dare alla Lega la poltrona del direttore generale da affiancare all’amministratore delegato meloniano Giampaolo Rossi (e le persone giuste non mancano: i super-manager Marco Cunsolo o Maurizio Fattaccio, anche se Rossi avrebbe preferito Felice Ventura considerando che non per forza quella casella debba essere occupata), mentre è più complicato, anzi al momento non esistono affatto le condizioni, arrivare a un’intesa con il centrosinistra che vuoi o non vuoi deve essere coinvolto per forza nel voto per il presidente che ha bisogno di un consenso più largo rispetto a quello della maggioranza di governo.
C’è il nodo Simona Agnes, insomma. E la difficoltà momentanea di scioglierlo spingerebbe per rinviare la questione Rai a settembre o più probabilmente a ottobre, anche se oggi La Russa e FdI potrebbero tentare di convincere gli altri a calendarizzare immediatamente il voto sui componenti del Cda a Palazzo Madama e a Montecitorio (mentre il Mef deve indicare l’ad e il presidente poi da eleggere in Vigilanza) ma potrebbe restare fuori per mancanza di tempo, e di intesa, proprio il passaggio nella commissione parlamentare che si occupa di Rai. Forza Italia, che considera la Agnes unica possibile candidata («C’è lei e solo lei, non la ritiriamo per nessuna ragione al mondo e se gli altri fanno problemi noi ci mettiamo di traverso su tutto e su tutti», assicurano fonti azzurre di vertice), lo spacchettamento non lo vuole per nessuna ragione al mondo. O tutto subito o tutto poi: dicono i tajanei, temendo magari di trovare la sorpresa dopo l’estate, ossia un accordo tra Lega e Pd, con dentro anche FdI, che stanno già ragionando su un presidente di garanzia, dotato dei voti trasversali (Antonio Di Bella può essere il prescelto?) che per ora mancano a Agnes.
I VOTI
Ma sempre in Forza Italia, dove appunto si fa muro sulla componente del Cda uscente, vicina a Gianni Letta ma anche a tanti altri in diversi ambienti politici, ed è pur sempre figlia di un mito come Biagio che del servizio pubblico è stato un protagonista assoluto, si è ottimisti sulle chance di Simona. Le mancano sulla carta, per avere la maggioranza dei due terzi in Vigilanza (28 voti su 41), quattro preferenze. Ma gli azzurri confidano che il rappresentante Svp in Vigilanza la voti nel segreto dell’urna e così potrebbe fare Azione che ha un seggio (quello di Maria Stella Gelmini, oltretutto considerata in marcia di avvicinamento a Forza Italia) e tanta voglia di non intrupparsi nel centrosinistra anche perché c’è Renzi. Resterebbero solo due i voti da ottenere, e «due voti si trovano», dicono in Forza Italia. Se non fosse però che, grazie anche al lavoro dei dem con Stefano Graziano, tutte le opposizioni sono d’accordo sull’uscire dall’aula, per evitare voti in fuga, al momento dello scrutinio. Situazione ingarbugliata non poco, insomma.
In più il Pd non ha ancora deciso se cedere ai rosso-verdi, con Roberto Natale, il posto in Cda senza indicare un proprio nome di partito, oppure puntare su una figura di mediazione come Antonio Di Bella, ex direttore del Tg3, sempre targato a sinistra ma sempre molto dialogante e piuttosto gradito agli avversari. Come possibile presidente di garanzia della Rai anche in FdI, oltre che nella Lega, ha degli estimatori. Ma tutta la situazione è ancora troppo fluida, e Forza Italia non rinuncia per nessun motivo ad Agnes, perché si solidifichi sotto la canicola in corsa. Dopo si potrà ragionare più a freddo, resta però l’evidenza che la Rai da maggio non ha più una governance e che Meloni sta perdendo la pazienza.
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