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«Porto in scena il Teatro Patologico»


Dario D’Ambrosi porta in scena la prima compagnia con attori disabili a collaborare con una fondazione lirica.

«Ringrazio il sovrintendente che ha salvato la vita a delle persone umane — racconta intervistato da Ilaria Ravarino in occasione dell’evento Natale al Messaggero — Chi interpretava Amelia, due settimane prima è stata trovata a san Lorenzo con le vene tagliate, poi invece ha capito cosa vuole fare nella vita. Chi ha interpretato il Dio Apollo la stessa cosa, era un ragazzo che aveva tentato il suicidio. Salire sul palcoscenico e affrontare il pubblico è come far l’amore, cioè provare un piacere fisico e immenso».


Una rielaborazione del Boccanegra: «Abbiamo fatto un adattamento molto particolare, ho sfruttato le loro patologie tra virgolette, la musica del corpo erano ragazzi schizofrenici e quindi usavano il loro linguaggio come l’iperazione. La depressione e il bipolarismo erano invece la voce per chiedere aiuto».

«Sergio Castellitto mi ha detto che avevo fatto un grande spettacolo e che era dispiaciuto di non averlo visto». racconta. Il regista spiega di aver realizzato un documentario sulla preparazione dell’ultimo spettacolo, un film toccante dove, racconta, «vediamo questa ragazza nel bagno a San Lorenzo in una pozza di sangue, e poi in teatro con le braccia fasciate».

La pellicola ha ottenuto un successo più grande del previsto: «Era uscito solo per 3 giorni, dall’Adriano mi hanno detto che erano anni che non riempivano il cinema di lunedì, martedì e mercoledì».

«Ringrazio tutto il cast da Raoul Bova, Edoardo Leo, Claudia Gerini, Stefano Fresi. — aggiunge — Viva il Messaggero è un grande sostenitore del teatro patologico. Grazie al Messaggero dimostreremo all’Onu che il teatro può diventare una cura».

«Il 12 giugno 2025 ci sarà un convegno all’Onu che riunisce i più grandi scienziati al mondo sulla medicina, io presenterò questo protocollo. Il teatro è una terapia non solo a livello emotivo ma anche cerebrale». 


«L’anno prossimo andremo a Londra, a Berlino, a Stoccolma, a Seoul. Siamo stati scelti dal ministro degli Esteri per far conoscere questa cultura nel mondo, ma il mio sogno è che il corso di teatro patologico venga riconosciuto nelle università». 

«Buon Natale. Sempre Il Messaggero, mi raccomando», conclude il regista.

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