Fabio Panetta scuote l’ultima foresta pietrificata dell’industria bancaria, il mondo Bcc. «Rappresentano un sostegno ai clienti durante le fasi di crisi e promuovono una crescita più sostenibile e bilanciata» ma, attenzione, è arrivato il momento di cambiare, «adattino le loro strategie». Dal convegno ”Cooperative financial institutions in the XXI century for global economic and social development»” di ieri, il Governatore di Bankitalia ha sferzato un pianeta organizzativo relativo a una componente originale dell’industria bancaria fatta da 216 Banche di Credito Cooperativo (BCC), Casse Rurali e Casse Raiffeisen (Alto Adige), capillarmente diffuse su tutto il territorio italiano da oltre 135 anni, 1,5 milioni di soci, 142 miliardi di impieghi (8% di quota di mercato), 4 mila filiali, 29,5 mila dipendenti. Questo pianeta, però, in occasione della riforma del 2015 si è diviso in due tronconi per ragioni di potere e poltrone: 112 Bcc sono confluite in Iccrea, 104 in Cassa Centrale.
LA PRESENZA SUL TERRITORIO
La scossa di Panetta arriva nel contesto di una analisi dove «il credito e il debito non sono solo strumenti finanziari, ma espressioni di fiducia e responsabilità. E quando il debito dei paesi poveri diventa insostenibile — sottolinea -, proprio quel senso di responsabilità spinge creditori e debitori a collaborare per trovare soluzioni eque e favorevoli alla crescita».
Per il Governatore il modello fin qui seguito dalle Bcc «non è privo di debolezze» e la «strategia di espandere il portafoglio crediti è divenuta più difficile» e foriera di «rischi più alti». Il cambiamento deve aprire all’innovazione e alla digitalizzazione dei servizi, abbandonando il business model tradizionale, in modo da recuperare efficienza e modernità al passo con gli standard delle altre banche, i tempi non consentono più di restare ancorati allo sportello tradizionale. Panetta rileva che in Europa «le banche cooperative danno lavoro a oltre 700.000 persone e servono più di 90 milioni di soci. Sono ben rappresentate anche al di fuori dell’Europa, con circa 100 milioni di soci. Le cooperative di credito sono presenti in più di 100 paesi, con oltre 400 milioni di soci. Nelle regioni afflitte da povertà, conflitti o stress climatico, spesso rimangono gli unici fornitori affidabili di credito». Mentre la povertà rimane diffusa, i paesi a basso reddito si trovano ancora una volta ad affrontare una sfida familiare: «livelli insostenibili di debito pubblico» spiega Panetta. Da economista cresciuto all’ufficio studi, argomenta che «questo fardello non solo limita lo sviluppo economico, ma ostacola anche la riduzione della povertà e mina la stabilità sociale». Con pochi numeri il Governatore illustra il fenomeno: questi paesi rappresentano solo il 2,5% del pil e l’1,4% del debito pubblico globali, ma ospitano 1,8 miliardi di persone, quasi un quarto dell’umanità. «Il loro peso nell’economia globale può essere modesto, ma le conseguenze umane della loro difficile situazione sono immense».
Le parole del Governatore sono «da accogliere con favore sulla validità del credito e della finanza cooperativa soprattutto laddove ribadisce come la solidarietà economica sia il fondamento di comunità resilienti, motore di economie sostenibili e che, lungi dall’essere meno efficienti delle banche commerciali, molte cooperative li eguagliano in termini di redditività», ha commentato Augusto Dell’Erba, Presidente di Federcasse.
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