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Oro e argento, mai saliti così in 46 anni. Petrolio su con lo scontro Usa-Venezuela


Sale il petrolio (+1,55% a 61 dollari al barile). con le nuove tensioni Usa-Venezuela e la Casa Bianca che insiste nell’operazione antidroga nei Caraibi che prevede il sequestro di petroliere non autorizzate legate al regime di Maduro. È molto di più del classico rally di Natale quello dei metalli preziosi. L’oro a livelli record oltre 4.400 dollari l’oncia in rialzo di quasi il 70% da inizio anno vuol dire segnare una performance mai vista prima negli ultimi 46 anni. Per l’argento, ormai vicino a superare anche l’asticella dei 70 dollari l’oncia, il progresso sfiora il 140% nel 2025 (fino a 69,45 dollari). Bisogna tornare, appunto, indietro fino al 1979 per rialzi di questa portata. Ma anche il platino che ha aggiornato il massimo da 17 anni (a 2.057,15 dollari l’oncia per l’esattezza) è considerato di straordinario come il palladio, che con un balzo di oltre il 4%, si è spinto fino a 1.786,45 dollari. Un prezzo che non raggiungeva da circa tre anni.

E sarà forse l’effetto contagio quello che ha toccato anche il rame, salito ai livelli più alti da 5 mesi. Difficile dire cosa pesi di più per spiegare tanta euforia, tra la difesa dei portafoglio di fronte ai nuovi segnali di turbolenze geopolitiche, l’elevata domanda industriale, le aspettative per un ulteriore taglio dei tassi oppure i nuovi acquisti — se parliamo solo dell’oro — da parte delle banche centrali. Ma è senz’altro l’oro-euforia a fare più notizia di tutto. La spinta è tale da far immaginare nuovi traguardi in fretta, ben prima della metà del 2026 quando gran parte degli osservatori vedono superare i 5mila dollari l’oncia. L’oro ha visto i futures su febbraio intraday salire fino ad un massimo intraday di 4.455 dollari (+1,54%), mentre gli scambi spot hanno guadagnato fino al 2,15% a 4.431 dollari. Dopo l’allentamento recente, i mercati stanno scontando altri due tagli dei tassi da parte della Fed il prossimo anno per il rallentamento del mercato del lavoro Usa e la frenata dell’inflazione.

L’attenzione resta dunque alta per l’uscita, oggi, dei dati sul Pil del terzo trimestre. A sostenere i prezzi e anche la delicata situazione in Sudamerica. «L’oro raggiunge nuovi massimi tra i rischi geopolitici del Venezuela per Jeff Toshima, editorialista di Nikkei, Al momento la previsione di 5.000 dollari del prossimo anno appare persino conservativa». Anche l’argento, nel suo periodo di massimo splendore, segna un record dietro l’altro. Lo spot e balzato a 69,46 dollari l’oncia (oltre +3%) con i futures su marzo saliti a 69,2 dollari (+2,5%), spinti dall’impiego industriale del metallo (il 60% della domanda annuale). Per il Silver Institute, l’utilizzo globale è destinato a crescere con l’accelerazione dei settori tecnologici vitali nei prossimi cinque anni. Energia solare, veicoli elettrici, data center e IA spingeranno i prezzi almeno fino al 2030.


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