Per l’automotive il passaggio alla mobilità elettrica è un fatto acquisito. Fa più parte del passato che del futuro. Non c’è manager, o ingegnere del settore, che metta in dubbio una trasformazione del genere. Soprattutto, ma non solo, dal punto di vista ambientale. Una vettura priva di combustione, senza tubo di scarico, e quindi a emissioni zero quando si utilizza, è senz’altro un passo avanti irrinunciabile, in particolare nelle grandi città. E non esclusivamente per combattere la CO2, accusata di generare l’aumento della temperatura del globo e favorire i cambiamenti climatici, ma anche per azzerare gli altri inquinanti, alcuni dei quali sono considerati dei veri veleni. L’auto, con questa conquista ecologica, si siederà dunque sugli allori? Niente affatto. Il comparto è intenzionato a utilizzare l’enorme potenziale dell’attuale tecnologia per innovare e cavalcare un progresso senza precedenti, anche perché la mobilità coinvolge tutti al punto di essere considerata «un diritto fondamentale».
ATTENDERE METÀ SECOLO
Dopo aver archiviato, almeno sulla carta (per arrivarci concretamente bisognerà invece attendere almeno la metà del secolo) le emissioni zero, l’auto punta ora ad azzerare le vittime della strada. Un obiettivo ancora più ambizioso visto che non c’è guerra che spezza più vite del traffico veicolare. L’impresa appare enorme ma, ormai non la pensano così soltanto i visionari, adesso è alla portata. Tutte le statistiche hanno sempre evidenziato che oltre il 90% degli incidenti sono dovuti all’errore umano, quindi il modo per risolvere il problema è «togliere all’uomo la responsabilità della guida». Gli aerei lo fanno già da tempo: il pilota supervisiona e interviene solo in particolari momenti. La ricetta esiste già, si chiama guida autonoma. Le soluzioni devono solo essere applicate e messe in pratica, a costi accessibili in modo da renderle disponibili per tutti. Per avere l’“autonomous driving” è necessario sviluppare tutti quei settori ritenuti dagli esperti fondamentali almeno quanto l’auto verde: digitalizzazione, connessione totale e piattaforma elettronica guidata dal software. Qui il discorso si fa complesso ed è necessario semplificare. Per fare miracoli c’è bisogno di dati, miliardi di dati. Questi devono essere elaborati alla velocità della luce da microprocessori dalla potenza enorme.
IL CICLONE MUSK
Tutta la massa di informazioni ha urgenza di essere scambiata, quindi trasmessa, in modo rapidissimo e non c’è maniera più diretta che farlo con la tecnologia satellitare. Qui entra in ballo l’uomo più ricco del mondo, “mister 400 miliardi” Elon Musk, che ha le mani in pasta in tutti i temi citati che cambieranno irreversibilmente la mobilità. Sarà per questo che la sua Tesla gioca da sola nel piano della finanza e capitalizza quasi 1.500 miliardi, più di tutti gli altri costruttori messi insieme. Le auto della casa texana hanno innovazione e rigido controllo dei costi, sfoggiando un prezzo più competitivo delle rivali anche termiche paragonabili. Recentemente Elon in persona ha presentato il Cybercab, un taxi a guida autonoma che verrà messo in strada fra un paio d’anni e costerà meno di una normale vettura: 30mila dollari. Sempre per questo Nvidia, specialista dei chip per auto, è la seconda società del mondo come capitalizzazione, vale quasi 3.500 miliardi, solo qualche centinaio in meno di Apple. Ma negli ultimi 5 anni l’azienda dell’iPhone ha guadagnato oltre il 250%, mentre Nvidia è cresciuta del 2.500%. Ma tutti ora sono pronti a scommettere che presto effettuerà il sorpasso…
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