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Mario Draghi e Marina Berlusconi, incontro a sorpresa a Milano (alla presenza di Letta). Freddezza di Palazzo Chigi


La notizia è di quelle che fanno balzare sulla sedia. Mario Draghi ha incontrato Marina Berlusconi. A Milano, insieme a Gianni Letta. Basta un lancio di agenzia ad accendere un quieto e sonnecchiante venerdì per la politica italiana. Rizzare le antenne a Palazzo Chigi. Mercoledì pomeriggio, riferisce l’Ansa, l’ex premier e governatore della Banca centrale europea ha bussato al portone della residenza meneghina di Marina, la maggiore di casa Berlusconi. Un’ora di colloquio con la presidente di Fininvest e Mondadori, officiato da Letta che da sempre è consigliere fidato della famiglia di Arcore.

IL VIS A VIS

Incontro programmato a lungo, riferiscono da casa Berlusconi, per «approfondire la reciproca conoscenza» e per un confronto sui grandi temi internazionali, lo stato dell’industria europea, i lacci e lacciuoli di Bruxelles per chi fa impresa. Ovvio, anche il rapporto sulla competitività appena consegnato da Draghi nelle mani di Ursula von der Leyen. Eppure ha il sapore del colpo di scena il vis-a-vis fatto trapelare da ambienti vicini alla famiglia solo due giorni dopo. Così viene percepito dal cerchio vicino alla premier Giorgia Meloni, decisamente freddo sull’incontro nel cuore di Milano.

Del resto il tempismo è eloquente. Perché a giorni Draghi è atteso dalla presidente del Consiglio: lo ha invitato lei martedì scorso con una telefonata che ha voluto rendere pubblica. E il tema al centro della colazione a casa Berlusconi — l’Europa — è materia incandescente per la destra che governa. Nel mirino di chi a Bruxelles vorrebbe tenerla a margine della Commissione di Ursula von der Leyen. Un passo indietro. L’invito parte da lontano. Marina è da tempo un’ammiratrice dell’economista, come il padre. «Ha restituito il giusto peso a valori come serietà, autorevolezza, europeismo» — le parole al miele spese dalla “Cavaliera” a pochi mesi dall’insediamento di Draghi a Palazzo Chigi — con lui siamo tornati all’etica della competenza». È lei a prendere iniziativa in un giorno difficile: durante i funerali del padre in Piazza Duomo a Milano, più di un anno fa.

Le agende si incrociano tardi. Si impegna a farle combaciare Gianni Letta, ex sottosegretario a Chigi, eminenza grigia di Forza Italia che con Draghi ha un’antica consuetudine e vola a Milano mercoledì nel primo pomeriggio, dopo aver ospitato nei suoi uffici romani, di mattina, Fedele Confalonieri e Antonio Tajani. Un dialogo schietto sull’Europa e i suoi guai di cui si occupa il rapporto Draghi fresco di stampa. C’è identità di vedute, comune sentire. E questo non sfugge a Meloni e a chi governa a Roma dove si guarda con sospetto all’incontro a porte chiuse.

Complici i rapporti complessi, in questa fase, con la famiglia Berlusconi. Con Marina e l’Ad di Mediaset Pier Silvio Meloni ha un filo diretto. Le incomprensioni però non sono mancate. Da un lato i timori degli eredi Berlusconi sull’andamento dell’economia e della produzione industriale e alcune scelte del governo. La tassa sugli extraprofitti delle banche annunciata e poi annacquata un anno fa è una cesura. Si teme, a casa Berlusconi, che un’altra sia in via di preparazione e se così fosse Forza Italia sarebbe pronta alle barricate. Dall’altra i malumori per il caso Giambruno sollevato da Mediaset, per ultimo l’intervista a Maria Rosaria Boccia cercata con insistenza dal Biscione. Nulla di insormontabile, assicurano dai vertici del partito azzurro.

I TIMORI

Resta un timore diffuso ai piani alti di Palazzo Chigi. La sensazione, accentuata dallo scandalo Sangiuliano, di “poteri forti” che si muovono contro il governo, cercano di ostacolarne il percorso. Perfino di interromperlo. Meloni non vuole perdere il feeling con le imprese, i mercati, l’industria che conta.

Lo ha fatto capire al Forum di Cernobbio, lo ribadirà mercoledì all’Assemblea di Confindustria, promettendo una manovra sobria, ma ancora centrata sugli sgravi fiscali cari a quella platea. Poi vedrà Draghi. Con cui ha una relazione franca ma non consueta come nei primi mesi nella stanza dei bottoni. Ha letto con attenzione il suo rapporto europeo. Lo condivide solo in parte. L’idea di un’Europa federalista, l’addio al voto di unanimità nel Consiglio europeo sono convinzioni profonde dell’ex capo della Bce, ma antitetiche alla sua visione. Ne parleranno a tu per tu. Chissà se ci sarà modo di affrontare questo strano, inedito confronto con la “Cavaliera” di Milano.

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