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«Manovra ok con i soldi per Irpef e cuneo, anche i mercati hanno apprezzato la svolta»


Segretario della Cisl Luigi Sbarra, il governo ha varato una manovra da 30 miliardi che prevede più fondi alla sanità, incentivi alla natalità e tagli alle detrazioni, confermando taglio del cuneo fiscale e le 3 aliquote Irpef: che giudizio date anche alla luce dell’apprezzamento positivo delle agenzie di rating arrivato l’altra sera?

«Ci fa piacere il giudizio positivo. Per ora siamo di fronte ad anticipazioni rese in conferenza stampa, per dare un giudizio sindacale compiuto è necessario vedere il testo. Anche per questo chiediamo al Governo di essere convocati subito. Ma se gli interventi fossero confermati saremmo di fronte a una manovra che recepisce molte rivendicazioni che la Cisl avanza sin dal mese di luglio. A cominciare proprio dagli aspetti fiscali e contributivi, con la conferma strutturale dell’accorpamento delle aliquote Irpef e della decontribuzione-defiscalizzazione sul lato lavoro del cuneo, che viene anche potenziata ed estesa a un primo strato di fascia media. Due misure che da sole valgono la metà della manovra in termini di cubatura finanziaria. Ci sarebbero circa 3 miliardi sul fondo sanitario nazionale da usare per assunzioni e stabilizzazioni, sanità territoriale , detrazioni proporzionali alla numerosità del nucleo familiare e incentivi forti alla natalità e ai congedi parentali. Tutt’altro che lacrime e sangue». Sarebbero passi in avanti importanti, visto anche il peso di un patto di stabilità europeo che drena dalle casse pubbliche 12 miliardi».

Il giudizio positivo delle agenzie, con lo spread ai minimi da 3 anni, valutano la credibilità delle misure su fisco e lavoro, si tratta di una svolta?

«I mercati e le agenzie di rating mi sembra che confermino questa nostra prima valutazione».

Si poteva fare di piu?

«Se non vogliamo aumentare le tasse l’unica redistribuzione deve arrivare da grandi gruppi economici, come chiediamo da tempo. Più in generale ci convince l’impostazione di una manovra attenta ai redditi medi e popolari di lavoratori e pensionati, con il ritorno all’indicizzazione degli assegni pensionistici, interventi seri su famiglia e sistema salute, valorizzazione della contrattazione decentrata con la conferma della detassazione dei salari di produttività e il potenziamento dei fringe benefit».

E le risorse per la Pa?

«Importante anche lo stanziamento per il rinnovo dei contratti pubblici nel triennio 2025-27 e il rifinanziamento dell’Ape sociale. Uno sforzo in più si può fare in termini di sgravi fiscali alle fasce medie, tentando di elevare ulteriormente la soglia di decalage sul cuneo e abbassando le aliquote Irpef del secondo scaglione. Fondamentale sarà gestire insieme la spending review sui ministeri per evitare che i tagli si ripercuotano sui lavoratori e i servizi. Chiediamo poi di rafforzare il contrasto all’evasione e di riavviare il confronto sulla riforma delle pensioni».

Sono previsti sacrifici per banche e assicurazioni, non ritiene che 3,5 miliardi siano pochi di fronte ai super profitti realizzati?

«Sono il primo passo di un cammino che fino a questo momento non ha saputo percorrere nessun governo. Un sentiero che secondo noi deve passare anche da un contributo delle multinazionali della logistica, del digitale, della farmaceutica, dell’energia».

Spinta invece alle imprese con i fondi per la Zes, la decontribuzione, il cuneo confermato, sono sufficienti?

«Sono provvedimenti importanti coerenti con le nostre richieste di incentrare la politica di sviluppo nazionale sul riscatto delle aree deboli confermando e rafforzando gli incentivi alla occupazione».

Caso Stellantis, c’è il rischio della desertificazione industriale con la delocalizzazione all’estero delle produzioni? E poi la Cig per il gruppo scade nel 2025, che cosa fare per inchiodare Tavares e che cosa chiedete al Governo?

«Ci opporremo ad eventuali chiusure e delocalizzazioni di produzioni. Chiediamo a Stellantis coerenza nei confronti degli impegni presi con il Governo e il sindacato. Ma soprattutto rispetto e responsabilità sociale verso i 70mila lavoratori che con le loro famiglie vivono oggi nell’incertezza assoluta. Al Governo chiediamo di sostenere questo percorso convocando un tavolo con la proprietà di Stellantis ed il sindacato , rifinanziando gli ammortizzatori sociali e di farsi protagonista, anche in Europa, di una battaglia per sostenere le riconversioni della filiera dell’auto nel segno della sostenibilità sociale».

Umberto Mancini

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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