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Manovra, il governo sonda gli elettori. «Raccontateci le vostre aspettative»


Parola agli elettori. Il governo sonda la piazza sulla Manovra. Chiede agli italiani quali sono le loro «aspettative» sulla nuova finanziaria da 18,7 miliardi di euro. Ribattezzata dalle opposizioni “Manovrina” per la dote assai più ristretta degli anni scorsi.

La commessa è partita da Palazzo Chigi nelle scorse ore. Un sondaggio, affidato a Ipsos, la società guidata da Nando Pagnoncelli. Costo: 33mila euro. Mentre Giorgia Meloni e i leader della coalizione si preparano a un round serrato di riunioni per capire come far quadrare i conti — il prossimo vertice con Giorgetti, Salvini, Tajani e Lupi è in programma per giovedì 20 novembre — il governo mette le mani avanti e tasta il consenso fuori dal palazzo sulle priorità economiche del Paese. Nella delibera letta dal Messaggero il Dipartimento dell’Editoria del forzista Alberto Barachini motiva il sondaggio con «l’esigenza di predisporre una ricerca quantitativa su “aspettative economiche e manovra di bilancio del Paese». È un dato politico da registrare. Il percorso della legge di bilancio è appena entrato nel vivo, i partiti si accapigliano ancora su quali misure finanziarie, si aggrappano alla veste di Giorgetti, arbitro e custode dei conti deciso a non concedere favori o canali preferenziali.

IL CONSENSO

Eppure il governo sente l’esigenza di sentire il polso degli elettori su una Manovra che, per stessa ammissione della presidente del Consiglio, parte da un tesoretto decisamente più asciutto rispetto alle prime tre Manovre targate Meloni. Complici i vincoli europei e il rientro dell’Italia dalla procedura di infrazione Ue per deficit eccessivo, complici anche le nuove spese per la Difesa che il Paese dovrà mettere a bilancio per rispettare gli impegni Nato. Il tempismo certo non aiuta. Perché da qui alle politiche del 2027 è (quasi) tutta campagna elettorale. Di qui il sondaggio per capire come sta “arrivando” la Manovra “sobria” del governo agli elettori e, se necessario, come e dove sterzare. Da giorni a Palazzo Chigi si chiedono come comunicare la nuova legge di bilancio e contrastare così la narrazione di una Manovra formato light abbracciata dal campo largo a guida Pd-Cinque Stelle. In una recente riunione con i suoi collaboratori, per dire, Meloni ha ricordato che bisogna spiegare bene agli elettori la differenza tra “aumento delle tasse” e “aumento della pressione fiscale”, come del resto ha fatto lei di recente negli studi di Bruno Vespa. Ogni dettaglio conta. Ecco allora prendere forma una vera e propria controffensiva mediatica guidata da Fratelli d’Italia.

Condensata in un dossier riservato dell’ufficio studi del partito visionato da questo giornale. Ricorda che la Manovra in fasce «si inserisce nel progressivo risanamento dei conti pubblici», che concentra i fondi lì dove servono davvero: «Riduzione della pressione fiscale e sostegno al potere d’acquisto», «famiglia e natalità», «imprese», «sanità». Il partito difende il taglio dell’Irpef che serve — e qui c’è una stoccata tra le righe a Bankitalia e i “tecnici” che hanno parlato di un taglio a favore dei ricchi — per «tutelare il potere d’acquisto del ceto medio». Segue la linea ufficiale per le ospitate tv, concordata in una riunione nel quartier generale di FdI martedì a via della Scrofa con il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari.

LA CONTROFFENSIVA

“Manovrina”? No, semmai è una Manovra nel segno «della responsabilità e della concretezza», mentre il governo Pd-Cinque Stelle approvava il Superbonus generando «un debito complessivo di oltre 127 miliardi di euro». Come a dire: chi si lamenta per una finanziaria “soft” può citofonare a Giuseppe Conte. Sondaggi, dossier e riunioni di staff: la contraerea mediatica del governo sulla legge di bilancio è partita. Nelle retrovie intanto si lavora ai ritocchi. Giovedì prossimo il nuovo vertice con Meloni. Mentre ieri Tajani ha presieduto una riunione sulla Manovra alla Farnesina con i capigruppo forzisti Barelli e Gasparri e i vertici del partito per dettare le priorità: «Difesa della casa e della proprietà privata, sicurezza e forze dell’ordine». Intanto sono scaduti i termini per gli emendamenti ministeriali. Palazzo Chigi ha intimato: massimo uno a testa. Ma dal Mit di Matteo Salvini hanno fatto sapere che così la cinghia è davvero troppo stretta.


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