«Se questa Europa fosse un’azienda sarebbe già fallita». Cambi rotta sulla governance, se vuole competere con Usa e Cina, visto che ne ha tutta la forza. Altrimenti «il futuro sarà complesso». E parli più degli investimenti per ridurre povertà e disuguaglianze, invece di proporre quotidianamente l’emergenza difesa, «un’esagerazione». Quanto all’Italia, deve fare leva sui punti di forza relativi, un vero valore: imprese, risparmio e banche. Carlo Messina, consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo, non risparmia giudizi, parla chiaro e lo fa a braccio. Il suo intervento è suonato come una sferzata di fiducia, un richiamo a quell’Europa raccontata troppe volte peggio di com’è, nell’Aula Magna Mario Arcelli dell’Università Luiss Guido Carli, sold out tra rettori, autorità, istituzioni, accademici, imprenditori, banchieri e studenti, tutti raccolti per l’inaugurazione dell’anno accademico 2025/2026. Presenti in prima fila, tra gli altri, Gianni Letta, Emanuele Orsini, Francesco Gaetano Caltagirone, Giuliano Amato, Paola Severino e Gian Maria Gros-Pietro.
Da alumnus della Luiss il primo pensiero di Messina è per i giovani: gli studenti «siano più protagonisti», dice, nel giorno dell’avvio dell’anno accademico, perché a loro tocca prendere il testimone. Un testimone denso di responsabilità, come sottolineato in apertura dal rettore Paolo Boccardelli. «Educare per trasformare», è la filosofia della Luiss, dice il rettore, convinto che «il cambiamento vada orientato». Ne è la prova l’impegno dell’Università «nel contribuire, attraverso la ricerca, a interpretare la complessità che investe l’Europa e a produrre idee utili per una nuova architettura europea». Il nuovo Teaching and Learning Innovation Hub, «una partnership con Google for Education pensata per creare un laboratorio di innovazione a disposizione di studenti, docenti e della ricerca» è solo un esempio della rotta che ha ben presente l’equilibrio tra tecnologia e persona.
LA FORZA
La sfida per Messina, è anche nella narrativa. A partire da quella dell’Europa, che nel confronto con gli Usa, per esempio, «non dovrebbe sentirsi un punto di non rilevanza nel mondo». Non c’è altro posto comparabile, dice, tra democrazia e welfare. Ma anche sulla forza finanziaria, non c’è partita: «La stiamo tutti sottovalutando ed è il risparmio, quel valore fatto di depositi e immobili, di quegli investimenti che hanno la certezza di tradursi in cassa». La forza della manifattura e dell’export, fanno il resto. Altro che valore delle azioni. Gli Stati Uniti, grandissima ricchezza, quotazioni di Borsa straordinarie soggette a quel percorso di accelerazione molto importante, tra tecnologia e intelligenza artificiale. Ma chissà se dopo la corsa agli investimenti per l’energia che dovrà alimentare l’Ia, questa energia porterà davvero al futuro. Insomma: «Pensare che paesi che si fondano su questi elementi siano strutturalmente più forti di Paesi che hanno la cassa, è per me un punto sbagliato di guardare al proprio potenziale, alla propria forza». Una forza che non può essere misurata nemmeno solo da quella militare. Certo, la deterrenza conta, ma non possiamo sempre raccontarci più deboli. «In Europa ci sono molti più poveri e più disuguaglianze dei rischi potenziali che derivano da una minaccia reale di guerra. Forse l’Ue si sta concentrando su priorità che non sono quelle necessarie per costruire un futuro di medio-lungo termine». Ci vuole, «contatto con la realtà».
IL TIMONE
Ci vuole un cambio di passo nella governance, in questa Ue con «troppa burocrazia» e «incapace di decisioni rapide», tanto ha le mani legate dall’unanimità, «un punto tragico». La svolta è invece «un ministro unico per l’economia, per la difesa, e per energie e tecnologie». Così l’Ue può essere un motore per creare Ia e tecnologia e competere nel mondo». Da parte sua, «l’Italia deve lavorare sui suoi punti di sicurezza nazionale: le nostre imprese sono le migliori in Ue, il risparmio delle famiglie, indiscutibile, e poi le banche». Ed «è giusto», in fasi come queste», tanto per puntualizzare, «che chi ha disponibilità di utili possa contribuire alle esigenze del Paese, aiutare ad uscire della procedura di infrazione e averne vantaggi, a partire dallo spread. Bisogna però evitare di interagire con il mondo bancario con aggressività». Il debito, «resta un punto di debolezza su cui intervenire». E «vanno aumentati i salari». Dunque, ci vuole «gioco di squadra». Perché «accelerare la crescita, riduce anche le disuguaglianze». Lì dove «la capacità di prendersi cura di chi ha bisogno va affiancata alle competenze tecniche», spiega Messina, convinto anche che l’Ia «non esista senza l’uomo». Di qui la responsabilità delle Università: «I giovani cambieranno l’Ue», per il presidente della Luiss, Giorgio Fossa presente sul palco con il presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso.
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