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La Procura di Palermo ha chiesto sei anni di reclusione per il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito, cinque anni fa, lo sbarco dalla Open Arms di 147 migranti a Lampedusa.
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La vicenda risale al 2019, quando Matteo Salvini era ministro dell’Interno.
In quel periodo, secondo quanto affermato durante la requisitoria del processo dal procuratore aggiunto di Palermo Marzia Sabella «Salvini aveva il dovere di designare un luogo sicuro per lo sbarco dei migranti». Per comprendere bene la richiesta della Procura di Palermo, ripercorriamo punto per punto la vicenda Open Arms.
La vicenda
La vicenda inizia il primo agosto 2019, quando al largo delle coste libiche la ONG spagnola Open Arms interviene per soccorrere dei migranti in difficoltà. Dopo una prima operazione di salvataggio, ne segue subito una seconda: vengono portate a bordo un totale di 124 persone. Il giorno successivo, viene chiesto all’Italia di assegnare un porto di sbarco, ma contemporaneamente alla nave viene applicato il decreto sicurezza bis, impedendole l’ingresso nelle acque italiane. Così, rimangono a bordo 121 persone, tra cui 32 minori, 28 dei quali. Due persone vengono fatte sbarcare per motivi medici.
Il ricorso e la denuncia
Il 9 agosto i legali di Open Arms , dopo aver depositato un ricorso presso il tribunale per i minori di Palermo in cui si chiede di sbarcare le persone, presentano una denuncia per verificare se con il blocco delle persone a bordo non si sta compiendo un reato. Il giorno dopo, viene eseguito un terzo salvataggio. Stavolta di 39 persone, mentre continuano i trasferimenti a causa delle condizioni di salute delle persone.
Il 13 agosto, gli avvocati di Open Arms ricorrono al Tar del Lazio contro il decreto sicurezza bis, firmato dai ministeri dell’interno, dei trasporti e della difesa. Il giorno seguente, il Tar sospende il divieto di ingresso nelle acque italiane, permettendo alla nave di dirigersi verso l’Italia, anche se non le viene ancora assegnato un porto di sbarco. Il giorno seguente, il Tar del Lazio sospende il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, accogliendo il ricorso presentato dall’organizzazione spagnola: la nave fa rotta verso l’Italia, ma comunque non riceve un porto di sbarco. Sono i giorni più caldi. Il giorno dopo ferragosto del 2019 viene presentato un secondo esposto alla procura di Agrigento (il primo il 14 agosto) per omissione di atti d’ufficio e altri reati. Intanto a bordo cresce la tensione, diverse persone sono trasferite per motivi medici, alcune si gettano in acqua per la disperazione.
L’arrivo a Lampedusa
Poi, il 20 agosto dopo diversi trasferimenti il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, oggi Procuratore generale di Cagliari, sale a bordo della nave e dopo un paio d’ore decide di disporre lo sbarco e il sequestro preventivo d’urgenza della nave, ipotizzando il reato di abuso d’ufficio. Il giorno stesso la nave attracca a Lampedusa con 83 persone a bordo.
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