Alcuni dipendenti federali avrebbero finto di risiedere in città costose come Washington per ottenere stipendi più alti, nonostante durante la pandemia si fossero trasferiti in aree meno care degli Stati Uniti. Altri avrebbero giocato a golf, fatto bagni rilassanti o scontato una pena in galera, mentre venivano pagati come dipendenti pubblici del governo americano. Questo abuso del lavoro da casa è uno dei motivi alla base del Telework Transparency Act, una proposta di legge bipartisan dei senatori Joni Ernst, repubblicana dell’Iowa, e Gary Peters, democratico del Michigan.
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LE AGENZIE
La legge, approvata dal Comitato per la Sicurezza Interna del Senato con un ampio margine, vuole ottenere maggiore trasparenza da parte delle agenzie federali sulle politiche di lavoro a distanza e sull’effettiva presenza del personale negli uffici. Il disegno di legge chiede inoltre che ogni agenzia federale fornisca dati chiari sul numero di dipendenti che lavorano in sede, offrendo così al Congresso gli strumenti per intervenire contro chi continua a lasciare vuoti gli uffici pubblici. Secondo l’Office of Personnel Management, nessuna delle 24 più grandi agenzie governative ha usato più della metà dei propri spazi uffici nell’ultimo anno. In particolare, la Social Security Administration è risultata avere solo il 7% dei suoi uffici occupati durante un periodo di tre mesi, lasciando gran parte delle strutture vuote, nonostante i costi che queste comportano. La questione dei costi è infatti centrale. Il governo federale spende ogni anno circa 7 miliardi di dollari per mantenere uffici vuoti o poco usati, tra affitti, manutenzione e operazioni. Il Telework Transparency Act non si limita a chiedere maggiore trasparenza, ma cerca anche di spingere le agenzie a usare meglio gli spazi che hanno a disposizione. La vendita di parte di questi uffici, per esempio, potrebbe produrre risparmi significativi, secondo i promotori della legge, oltre a migliorare l’efficienza generale del lavoro pubblico. Una delle critiche più comuni al telelavoro nel settore pubblico, infatti, riguarda proprio l’effetto sui costi: mantenere spazi vuoti, continuando comunque a pagare per l’infrastruttura e i servizi, non sembra giustificato se i dipendenti non vi fanno ritorno.
Per rafforzare la sua tesi, Ernst ha messo in evidenza diversi casi di violazioni delle politiche di lavoro da casa: alcuni dipendenti durante l’orario di lavoro si dedicavano ad attività personali senza essere presenti negli uffici. Come dicevamo, alcuni hanno continuato a giocare a golf o a fare bagni rilassanti, altri erano addirittura in prigione mentre risultavano ancora impiegati e ricevevano regolarmente lo stipendio. C’è inoltre da aggiungere che non è facile ottenere informazioni precise su dove lavorano e quanto lavorano i dipendenti pubblici.
I DATI
L’organizzazione non governativa Open the Books, attraverso il Freedom of Information Act, ha cercato di ottenere dati ufficiali su quanti dipendenti federali stiano realmente lavorando da remoto e quanti risiedano ancora a Washington, ma l’amministrazione Biden ha restituito un documento contenente oltre 281.000 informazioni censurate. Oltre alla Telework Transparency Act, esiste già una legge che obbliga le agenzie federali a ridurre lo spazio non usato effettivamente: il Federal Property Management Reform Act. Tuttavia, in molti casi l’assenza di dati chiari ha permesso alle agenzie di aggirare l’obbligo, continuando a lasciare uffici vuoti senza dover giustificare l’uso inefficiente delle risorse pubbliche. Durante la pandemia, molte agenzie federali hanno introdotto o esteso le politiche di lavoro da remoto, e oggi, nonostante la fine dell’emergenza sanitaria, molti lavoratori preferiscono continuare a lavorare a distanza. In particolare i lavoratori dell’amministrazione pubblica continuano a poter scegliere se lavorare da casa o dall’ufficio, cosa che sta diventando sempre più difficile per gli impiegati del settore privato: negli ultimi mesi Amazon e 3M si sono unite ad altri colossi tech come Google e Apple nel chiedere in modo più insistente ai propri dipendenti di ritornare in ufficio.
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