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le armi italiane anche per il Kursk


IL RETROSCENA

dal nostro inviato

CERNOBBIO Ad attendere Giorgia Meloni sul lago di Como non c’è solo l’intero sistema economico italiano. Al forum Ambrosetti, ad aspettarla più o meno lontana dagli echi belligeranti dei palazzi romani, c’è pure Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino è approdato ieri in Italia con due precisi obiettivi. Il primo, rinnovare il dialogo con le aziende nostrane e rilanciare la conferenza per la ricostruzione del suo Paese del prossimo anno. Il secondo, meno di prospettiva, incontrare la premier.

Secondo le aspettative dei diplomatici italiani, Zelensky non chiederà solo di sbloccare il nuovo pacchetto di aiuti con all’interno i Samp-T (come fatto anche ieri con il ministro della Difesa Guido Crosetto incontrato e ringraziato a Ramstein durante la riunione del gruppo di contatto per l’Ucraina) ma tenterà soprattutto di convincere Meloni della necessità di autorizzare l’uso delle armi nostrane in territorio russo.

LE RICHIESTE
Per Kiev infatti, la strategia adottata nelle ultime settimane che ha portato all’offensiva nel Kursk è oggi la sola strada praticabile per resistere al Cremlino. Tant’è, spiegano fonti autorevoli nell’esecutivo italiano, che già nelle scorse settimane il pressing si è alzato notevolmente garantendo a Roma che i missili nostrani sarebbero decisivi perché indirizzati su obiettivi strategici come i depositi di carburanti che garantiscono l’approvvigionamento nelle aree di conflitto o gli aeroporti da cui decollano i bombardieri che stanno facendo strage tra la popolazione civile. «Non chiediamo all’Italia nulla di più di quello che già sta facendo» ha non a caso scandito ieri il presidente ucraino.

Proprio quella del coinvolgimento della popolazione civiele – utile a dimostrare che Vladimir Putin ha messo nel mirino aree senza rilevanza militare — è la chiave su cui Zelensky potrebbe spingere per provare a forzare Meloni, mostrando alla premier le immagini devastanti degli attacchi che hanno colpito Poltava e Leopoli nelle ultime settimane. «Difficile» però, spiegano fonti ai vertici dell’esecutivo, che l’Italia cambi la propria posizione, pur mantenendo sempre con decisione la linea del sostegno totale all’Ucraina per cui lo stesso Zelensky ieri ha ringraziato: «State facendo di tutto per arrivare alla pace». Non è detto però che non possa esserci alla fine qualche sensibile apertura, ma è decisamente ancora in divenire.

I BAMBINI
Così come lo sono le interlocuzioni sui bimbi ucraini ospitati in Italia per cui è stata revocata l’autorizzazione al rimpatrio a metà agosto. Zelensky vorrebbe sbloccare la situazione, tuttavia Roma è e resta convinta della bontà della sua iniziativa, e punta a rinviare ancora la decisione di almeno qualche altro mese.

Ad essere rinviata, infine, potrebbe essere anche la potenziale immagine iconica del Forum: la stretta di mano tra il capo di Stato ucraino e il presidente dell’Ungheria (nonché presidente di turno della Ue) Viktor Orbàn. A palazzo Chigi c’è chi ostenta ottimismo, nella speranza che un’immagine così significativa tra l’ucraino e il magiaro filo-putiniano possa ricalibrare l’attenzione mediatica sul lavoro che il governo sta portando avanti in campo internazionale. Fattore su cui Meloni stessa porrà l’accento questa mattina quando prenderà parte ad a una discussione sulla presidenza italiana del G7 e sul ruolo dell’Italia nello scenario globale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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