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Landini, insulto sessista a Meloni. Lei: «È obnubilato dal rancore»


IL CASO

ROMA Ormai è un cortocircuito. La sinistra non fa che dire che Giorgia Meloni sa fare solo vittimismo e il vittimismo non va bene, ma loro non fanno altro che darle assist clamorosi per la sua retorica del ce l’hanno tutti con me. Che talvolta, come in questo caso, più che vittimismo è una legittima indignazione contro le parole troppo grosse e le offese inascoltabili di cui è oggetto. L’autore dell’ultima ingiuria è Maurizio Landini, il leader della Cgil dal quale in queste ore ci si aspetterebbe la concentrazione più totale sulla legge di bilancio, l’insistenza più profonda — il miglior sindacalismo farebbe questo, ma evidentemente è diventato una pratica desueta — sui salari troppo bassi, sul ceto medio impoverito, sulla sanità e via dicendo. Invece, in tivvù, Landini definisce Meloni una «cortigiana». Dando alla premier l’occasione perfetta per controbattere: «Ecco a voi un’altra splendida diapositiva della sinistra. Quella che per decenni ci ha fatto la morale sul rispetto delle donne, ma che poi, per criticare una donna, in mancanza di argomenti, le dà della prostituta». Prostituta? «Penso che tutti — incalza Meloni — conoscano il significato più comune attribuito a questa parola, ma, a beneficio di chi non lo sapesse, ne pubblico la prima definizione che si trova facendo una rapida ricerca su Internet». E la premier posta su X la pagina del dizionario Oxford Languages riguardante questo «sostantivo femminile». In più, commenta: «Il segretario generale della Cgil è evidentemente obnubilato da un rancore montante (che comprendo)». Lo comprende perché, secondo la destra, Landini non fa che passare da uno sciopero all’altro, sempre brillantemente coronati da insuccesso.

Landini capisce la gaffe pronunciata l’altra sera da Floris — attenzione, anche nell’Enciclopedia Treccani la parola «cortigiana» viene dottamente affiancata a quella di prostituta — e adesso ci torna provando un po’ a smussare il capo Cgil: «Nessun sessismo, intendevo dire che Meloni è stata sulla scia di Trump, alla corte di Trump, e ha fatto la portaborse di Trump. Ho espresso evidentemente un giudizio politico e non di altri tipo».

LE CONDANNE
Ma il delirio mediatico s’è scatenato e ieri è stato irrefrenabile per ore. Maurizio Lupi di Noi Moderati attacca: «Schlein e la sinistra prendano subito le distanze dalle parole di Landini. Non oso immaginare il profluvio di parole sdegnate se, a parti rovesciate, il termine cortigiana fosse stato usato per Elly Schlein». E tutti chiedono alla segretaria dem di condannare la dichiarazione del leader sindacale, ma soltanto dal fronte riformista del Pd — Pina Picierno e Filippo Sensi — arrivano prese di distanza. «Gli insulti non vanno bene. Landini chieda scusa», è il consiglio del senatore Sensi. E la vicepresidente del Parlamento Europeo: «Solidarietà a Giorgia Meloni. Il linguaggio offensivo e sessista non è solo una questione di civiltà, ma un ostacolo concreto alla piena agibilità democratica delle donne nella società italiana. Oltre gli schieramenti e le differenze politiche, c’è una battaglia che deve vederci unite e protagoniste: abbattere questa odiosa barriera culturale. Mi auguro che Maurizio Landini si scusi».

In realtà non s’è scusato il capo della Cgil. E perciò, tutti ne stigmatizzano il comportamento. «Un linguaggio volgare e sessista quello di Landini, che dimostra — osserva molto severamente Tajani — che dimostra l’incapacità di certi uomini ad avviare un cambiamento culturale affinché la donna non sia considerata come un essere inferiore, un oggetto da usare e gettare». E ancora il vicepremier: «Chi ricopre incarichi importanti dovrebbe essere di esempio, soprattutto ai giovani. Giorgia, ti abbraccio».

Tutti i Fratelli d’Italia in difesa della leader (da Santanché a Malan e De Priamo, e così via), con Fabio Rampelli particolarmente duro con Landini: «Ha usato parole vergognose, sessiste e machiste. Da violento e da frustrato. Il capo del maggior sindacato dei lavatori e delle lavoratrici, le donne costituiscono il 44,9 degli iscritti totali pari a oltre 2 milioni e 300mila sottoscrizioni rosa, usa un linguaggio tremendo». E insomma, «consiglierei a Landini di frequentare un corso di gestione della rabbia da un ottimo psicoterapeuta, onde evitare che la sua violenza verbale possa trasformarsi in violenza fisica, sulle orme dei teppisti presenti nella sua manifestazione di cui non si è accorto».

GLI IMBARAZZI
L’autogol landiniano è clamoroso. Così come il fastidio dei dem, molti dei quali — ma riservatamente — dicono: «Maurizio ha perso la testa». E c’è chi sospetta che il leader sindacale voglia fare il capo dell’opposizione e rubare il lavoro al Pd. Con Landini, a sinistra, se la prende la renziana Raffaella Paita: «Lui sbaglia ma la Meloni fa la vittima». Mentre al centro è spietato Calenda: «Se la sinistra ritiene che con gli insulti batterà la destra, si sbaglia di grosso. Landini dovrebbe occuparsi di Stellantis, di Ilva, di bollette. Ambiti dove il governo fa poco o nulla». E la calendiana Elena Bonetti: «O si è per le donne o si è contro. Quelle di Landini sono espressioni che offendono tutte le donne». E via così. Intanto è assordante il silenzio imbarazzato dei 5 stelle (sperano in un aiutino del sindacato in caso di primarie per la premiership tra Conte e Schlein), mentre nel Pd uno dei riformisti più anziani e più acuti ricorda una detto di Bettino Craxi: «I sindacalisti, quando fanno i sindacalisti, sono dei rompic… e quando fanno i politici sono dei c…. e basta».

Mario Ajello

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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