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Eventi o periodi traumatici segnano inevitabilmente la psiche umana e una delle grandi conferme di questo «assioma sociale» è stata la pandemia dovuta al Covid-19. È in questo periodo che si è diffuso infatti un fenomeno che continua a trascinarsi con ripercussioni soprattutto nei giovani, ma non solo: il «Doomscrolling», ovvero l’impulso compulsivo a scorrere senza sosta il feed di notizie alla ricerca di contenuti negativi, allarmanti o catastrofici. L’abitudine conferma che l’ansia globale si è trasformata in un meccanismo di dipendenza digitale.
Questa pratica apparentemente autodistruttiva combina la dipendenza da social e smartphone (con il famoso gesto di scorrere con il pollice) e un complesso tentativo di auto-regolazione psicologica. La psicologia definisce il Doomscrolling come un circolo vizioso: le cattive notizie aumentano lo stress e l’ansia, ma è proprio questo stato di allerta che spinge il cervello a cercare ulteriori informazioni. L’individuo, infatti, continua a leggere sperando di «sapere tutto», di non essere impreparato e di trovare quel singolo dato che possa dargli un senso di controllo sull’incertezza globale (guerre, clima, economia).
Il paradosso della ricerca di certezza
Il meccanismo è radicato nel bias della negatività, ovvero la tendenza evolutiva del cervello umano a prestare maggiore attenzione agli stimoli negativi, assimilati a potenziali pericoli. Ricevere una notizia choc è, per la mente, come ricevere un avvertimento che richiede un immediato controllo. Secondo diverse analisi sulla salute digitale, lo scrolling non è piacevole, ma viene ripetuto per sottrarsi all’emozione negativa della paura e dell’incertezza. Per un attimo, la ricerca calma l’ansia, ma non appena l’individuo si ferma, la paura riemerge, alimentando una coazione a ripetere che ha analogie con le dipendenze comportamentali.
Gli effetti tossici sulla mente dei giovani
Studi recenti, riportati da ERSAF (Ente di Ricerca Scientifica ed Alta Formazione), indicano una percentuale molto preoccupante: il 53% dei giovani della Gen-Z si dedica regolarmente a questa pratica.
La sovraesposizione a contenuti allarmanti causa effetti significativi sulla salute mentale. La costante interazione con i social in questo modo porta a una visione pessimistica del mondo e può aggravare sintomi ansiosi e depressivi. L’abitudine, spesso praticata di notte, interferisce anche con i ritmi circadiani, causando insonnia e riducendo la capacità di concentrazione durante il giorno, poiché il cervello è soggetto a un «Information Overload» continuo.
Lo strumento di misurazione italiano
Un gruppo di ricercatori italiani dell’Università Niccolò Cusano (Unicusano), guidati dal professor Renato Pisanti e dal dottor Paolo Soraci, ha aggiunto un tassello fondamentale alla lotta contro il doomscrolling con la pubblicazione di uno studio su Current Psychology. Per la prima volta in Italia, il team ha validato la versione italiana della Doomscrolling Scale (DSS), uno strumento psicometrico che consente di misurare in modo affidabile questa dilagante abitudine digitale, evidenziando il forte legame con il peggioramento della salute mentale.
Lo studio ha rivelato che il doomscrolling è associato a elevati livelli di stress, ansia, depressione e insoddisfazione per la vita, confermando che il consumo compulsivo di notizie, spesso per ore, è un fattore di rischio psicologico. Questa scala validata si pone ora come uno strumento essenziale a disposizione di psicologi, medici e operatori sanitari per identificare l’impatto del comportamento digitale e pianificare mirati interventi di prevenzione e trattamento.
Come spezzare il circolo vizioso
Gli esperti suggeriscono che il primo passo per contrastare questo abuso non è l’isolamento totale, ma l’autoregolazione digitale. È fondamentale riconoscere quando la ricerca di notizie sta causando più ansia che informazione utile. Si consiglia di stabilire limiti di tempo rigidi (ad esempio, concedersi l’accesso alle notizie solo in due sessioni di 15 minuti al giorno), disattivare le notifiche e concentrarsi su fonti di informazione affidabili piuttosto che affidarsi al feed algoritmico dei social. Contrastare il doomscrolling significa imparare a tollerare l’incertezza e a proteggere la propria sfera mentale da un bombardamento mediatico costante.
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