Imane Khelif, già sicura di una medaglia, oggi (martedì 6 agosto) può conquistare la finale nella categoria -66 kg donne e combattere per l’oro: è infatti in programma la semifinale contro la thailandese Suwannapheng (ore 22.34). Ma mentre l’algerina si prepara per il match più importante della sua vita, la Federazione internazionale di pugilato (Iba) torna all’attacco, stavolta accusando senza mezzi termini lei e l’altra pugile iperandrogina Lin Yu-ting di essere «uomini».
Imane Khelif: «Basta bullismo, può distruggere le persone. La mia famiglia preoccupata e ferita»
Iba: «Secondo i nostri test Khelif e Lin sono uomini»
In una conferenza stampa a Parigi, con il presidente russo Umar Kremlev in videoconferenza, i dirigenti Iba hanno rivelato alcuni dettagli degli esami svolti. «Un primo test del sangue nel 2022 rivelò anomalie, poi confermate nel 2023: le due pugilatrici presentavano un «cariotipo» anomalo, che indica che sono maschi», ha dichiarato il presidente del comitato medico Ioannis Fillipatos.
La posizione del Cio
Nei giorni scorsi il Cio, il comitato olimpico, aveva spiegato di non tenere in considerazione la posizione della federazione: «Non riconosciamo i test Iba sul genere perchè il loro procedimento non è lecito — ha dichiarato il portavoce Mark Adams -. Nessuno vuole tornare ai giorni in cui si facevano i test sui genitali».
Adams ha ribadito che il Cio non tiene conto dei test Dna: «È una questione di diritti umani.
Sono test non leciti, condotti in modo arbitrario. Una cosa è il dibattito sui social, un’altra la privacy e i diritti umani: quelli non si condensano in 140 caratteri».
Come Imane Khelif, anche Lin Yu-ting è sicura di una medaglia a Parigi 2024: la taiwanese ha vinto il suo incontro dei quarti ed ha raggiunto le semifinali della categoria 57kg.
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