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Franceschini riunisce gli ex Margherita (ma il consigliere del Colle si defila)


L’appuntamento ha il sapore della rimpatriata. E un po’ in effetti il clima non è molto diverso da quello di una riunione di vecchi «amici», come del resto si chiamavano tra loro gli esponenti della Dc. Se non fosse che a un certo punto nella sala al piano terra di Palazzo Madama si affaccia pure Elly Schlein per il tempo di un saluto. Senato, interno giorno. Dario Franceschini, il “grande tessitore” del Pd, organizza un evento al sapore di amarcord (anche se a sentire le chiacchiere dei presenti, più d’uno è convinto che i protagonisti dell’odierno centrosinistra dal passato avrebbero più di una lezione da imparare): la riedizione digitale della rivista che a metà degli anni Ottanta fu voce dei giovani democristiani, “Nuova politica”.Che torna in veste di archivio consultabile sul web, non solo per «parlare di ieri» ma pure per regalare qualche spunto sull’oggi. E per l’occasione, la sala Nassiriya si ripopola di ex “ragazzi della Dc”. Molti dei quali mossero i primi passi in politica proprio a cominciare da quelle pagine per poi fare strada, e occupare anni dopo posti di rilievo tra Parlamento, governo, Quirinale.

Come lo stesso Franceschini, che ricorda come da redattore di quella «esperienza all’avanguardia» che fu il mensile toccasse a lui ordire «molti sotterfugi ormai caduti in prescrizione» per raccogliere pubblicità e contributi per stamparla. Accanto gli siede l’ex senatore dem Roberto Di Giovan Paolo, che lanciando un’occhiata alle molte teste canute dell’uditorio esordisce così: «No, non è una riunione di combattenti-reduci»… E poi l’ex Garante della Privacy Antonello Soru, gli ex onorevoli Mauro Fabris e Renzo Lusetti (che elogia Franceschini come «l’unico che sta curando la memoria storica della Dc»), e un altro orfano della Balena Bianca come Gianfranco Rotondi. E tutti concordano: «La Dc, in quanto a classe dirigente che è riuscita a formare per il Paese, ha fatto meglio del Pci».

NOSTALGIA
Hanno risposto in molti, all’invito di Franceschini. Ma non tutti: non si vede, ad esempio, Lapo Pistelli, già viceministro degli Esteri oggi in forze come manager dell’Eni. Né Simone Guerrini, direttore dell’Ufficio di Segreteria del Presidente al Quirinale. E resta vuota anche la sedia di un altro consigliere di Mattarella, che pure era invitato: quel Francesco Saverio Garofani finito settimane fa nell’occhio del ciclone (e nel mirino del governo) per quella «chiacchierata in libertà tra amici» durante la cena tra tifosi romanisti alla Terrazza Borromini, in cui aveva espresso alcuni giudizi critici sull’esecutivo. Anche Garofani da giovane ex Dc scrisse su Nuova politica: a una rapida occhiata nell’archivio online, ecco che spuntano alcuni degli articoli del consigliere, come quello sul tour in Italia di Bob Dylan del 1985. Un’assenza, quella del loro vecchio amico, sulla quale sono gli stessi partecipanti a scherzare su. «Garofani?», risponde ai cronisti Di Giovan Paolo: «Non so, sarà impegnato in qualche cena a parlare della Roma…».

Nessuno lo dice a microfoni accesi, ma è forte la nostalgia per i tempi della Dc e – poi – della Margherita, in cui molti dei presenti confluirono nella seconda Repubblica. Qualcuno non nasconde di guardare con favore all’esperimento dei comitati “Più uno” di Ernesto Maria Ruffini, ma – dicono – «ancora è presto». Si sentono orfani di un centro, gli ex Dc. In attesa che qualcosa si muova, però, si lavora a una nuova iniziativa per marzo, all’Eur, per ricordare Benigno Zaccagnini. E chissà che non ne esca qualche spunto per il campo largo. Qualcuno in sala ci scherza su: «Se torna la legge elettorale proporzionale con le preferenze, qualche novantenne può tornare utile: sono gli unici che sanno come si prendono!».


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