Nuovo tentativo da parte del governo per trovare un’intesa con gli enti locali pugliesi sul futuro dell’ex Ilva. Oggi al ministero delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso vedrà prima il governatore della Puglia e il sindaco e il presidente della Provincia di Taranto, poi i sindacati e infine le aziende dell’indotto per chiudere sull’accordo di programma per rilanciare quella che fino a qualche anno fa era l’acciaieria più grande in Europa. Ma — sul fronte dei rappresentanti del territorio — nessuno scommette su un esito positivo.
La scorsa settimana il sindacato di Taranto, Piero Bitetti, ha annunciato che non ci sono le condizioni per firmare un’intesa con il governo sul piano, scritto dai commissari di Acciaierie di Italia, per rilanciare l’ex Ilva. Cioè sull’ipotesi di sostituire gli attuali tre altiforni con tre forni elettrici da affiancare con quattro siti per costruire quattro siti per la produzione del Dri, il preridotto di ferro, con un processo di decarbonizzazione in dieci anni. Di più, il primo cittadino del centro jonico ha anche chiesto all’esecutivo un nuovo piano, riducendo i tempi di riconversione a 5 anni e utilizzando tutte le risorse per rilanciare l’economia di Taranto in chiave green.
LO SCONTRO
In questa direzione, ieri, il presidente del Consiglio comunale di Taranto, Gianni Liviano, capigruppo e consiglieri hanno incontrato in videoconferenza le associazioni dell’indotto industriale e del settore artigiano, ribadendo «la necessità di sottoscrivere l’accordo di programma proposto dal ministro Urso, sottolineando il rischio di perdita di numerosi posti di lavoro in caso contrario». Soprattutto il territorio continua a dire no allo sbarco nel porto di Taranto di una nave rigassificatrice per garantire l’alimentazione di metano per avviare i forni elettrici e gli impianti del Dri.
Nelle scorse ore Urso si è detto disposto a incontrare gli enti locali pugliesi. Ma difficilmente si otterrà da parte loro un cambio di direzione. In poche parole, sarà difficile per il governo per strappare il via libera al programma interistituzionale per la decarbonizzazione dell’ex Ilva. È molto più probabile che il ministro trovi un accordo con le associazioni delle imprese dell’indotto siderurgico.
Intanto, in attesa di convincere gli enti locali, il governo prova ad andare avanti nel tentativo di trovare un compratore per l’ex Ilva (oltre a Taranto anche gli impianti di Genova, Novi Ligure e Racconigi). La scorsa settimana i commissari di Acciaierie d’Italia (i gestori dei siti) hanno riaperto la manifestazione d’interesse lanciata lo scorso anno e scritto ai vecchi partecipanti per chiedere loro di aggiornare le loro offerte.
Su questo fronte, non è chiaro se è ancora in pista Baku Steel, interessata a investire a Taranto soltanto se sbarcherà nel porto jonico una nave rigassificatrice con il metano proveniente dall’Azerbaijan. Gli indiani di Jindal, rispetto alle precedenti interlocuzioni, sarebbero disponibili ad aprire anche un sito per la produzione del Dri, mentre gli americani di Bedrock stanno cercando un partner italiano e in questa direzione sarebbero avanzate le discussioni con Arvedi. Intanto c’è anche chi dice che anche Metinvest, multinazionale dell’acciaio che ha investito a Piombino, sia alla ricerca di un socio italiano.
F. Pac.
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