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«Esondati in politica». Nuovo stop sui rimpatri


Di tregue in vista tra governo e magistratura neanche l’ombra. Sono un caso le parole del Guardasigilli Carlo Nordio pronunciate ieri al Salone della Giustizia di Roma. Un monito perentorio alle toghe finite nel mirino del centrodestra per la battaglia dei ricorsi sulle nuove norme contro l’immigrazione irregolare.

Dice Nordio, dando voce al pensiero di buona parte del governo, la premier Giorgia Meloni in testa, che «i magistrati non dovrebbero criticare la legge e i politici non dovrebbero criticare le sentenze». Servirebbe, aggiunge, capire «chi per primo debba fare un passo indietro, ma visto che questa esondazione è partita dalla magistratura sarebbero loro a doverlo fare». Un passo indietro che i magistrati, però, non intendono fare. E infatti è durissima la risposta di Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm): «Pensare di dover fare un passo indietro nell’esercizio della propria giurisdizione è una cosa che non sta nel cielo né in terra».

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LE TENSIONI

Il clima resta teso. Mentre tiene banco la polemica sull’incontro di lunedì a Palazzo Chigi tra Meloni e il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Fabio Pinelli, eletto su pressing del centrodestra, di cui il Colle non sarebbe stato avvisato in tempo. Incalzato dai togati di Palazzo dei Marescialli, Pinelli ieri ha provato a smorzare, «le mie porte sono aperte», in attesa di affrontare la questione al plenum. E sempre dallo staff fanno trapelare che durante il colloquio con la presidente del Consiglio sarebbe stata ribadita «la fiducia nella magistratura». Le prove di disgelo, ammesso che ci siano state, sono durate poco.

Non ha aiutato la decisione del tribunale di Palermo, ieri mattina, di sospendere con due provvedimenti il giudizio di convalida del trattenimento di due migranti, un senegalese e un ghanese, disposto dal questore di Agrigento in applicazione del decreto Cutro. Ancora una volta ad annullare il provvedimento del Viminale sono le sezioni immigrazione dei tribunali. Detestate dal centrodestra a Palazzo Chigi perché è da qui che sta arrivando nelle ultime settimane una pioggia di provvedimenti che rischiano di smantellare la normativa sui rimpatri. «Vogliono distruggere l’intero sistema, fanno politica con la toga addosso», accusano ai piani alti del governo. Dove resiste e si fa sentire l’ala di chi, specie nella Lega, vorrebbe riformare quelle sezioni, sottrarre loro la competenza sui rimpatri. In ballo non c’è solo il patto fra Italia e Albania sulla detenzione extraterritoriale dei migranti ma l’intero impianto normativo sulle espulsioni.

Per questo Nordio va giù duro sulle toghe al Salone della Giustizia di Roma. Promettendo fra l’altro che sulla separazione delle carriere di giudici e pm, riforma che ha messo sulle barricate buona parte delle associazioni togate, non ci saranno sconti né frenate: «È una conseguenza inevitabile dal momento in cui adotti un codice anglosassone, altrimenti il sistema si inceppa, e il nostro sistema si è inceppato». Segue ricostruzione storica delle faide tra toghe e politica. «Vi è stata una seconda fase di ‘Mani pulite’ in cui, per una retrocessione della politica, la magistratura ha di fatto occupato questo posto e da quel momento molte decisioni politiche sono state influenzate dalla magistratura, che si è permessa di criticare le leggi», annota Nordio, ex pm.

L’AFFONDO LEGHISTA

Parole al miele, se confrontate a quelle scelte dal leader della Lega Matteo Salvini. Da giorni in trincea contro le “toghe comuniste” (copyright suo). Nel mirino, ancora una volta, l’Anm: «Ricordiamo che l’Italia ben conosce il contenuto di una telefonata dell’allora presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara secondo il quale “Salvini ha ragione ma adesso bisogna attaccarlo”», mette a verbale il capo del Carroccio. Tra strappi (molti) e ricuciture (poche) si preannuncia un inverno caldissimo sul fronte giustizia. Scandito da riforme delicate. A partire dalle intercettazioni: «Chi le autorizza deve garantirne la segretezza», ha detto ieri Nordio, «dobbiamo mettere dei paletti».

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