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Dossier, i sospetti di Crosetto sui magistrati che indagano sulla diffusione di notizie riservate. Palazzo Chigi: «007 leali»


Governo, giudici, apparati di sicurezza. C’è uno scontro latente tra poteri dello Stato? È lo scenario che sembrano aprire le carte dell’inchiesta sui dossieraggi della procura di Perugia. E una deposizione dello scorso gennaio in cui il ministro della Difesa Guido Crosetto, vittima della fuga di dati sensibili dai server della Direzione nazionale antimafia, confessa remore sull’Aise, l’agenzia dei Servizi segreti esterni, su cui ora il Copasir vuole vederci chiaro.

IL DOCUMENTO

Nel documento, rivelato dal Fatto Quotidiano, Crosetto aiuta i pm guidati da Raffaele Cantone a indagare sul furto di dati sensibili dalla Dna. In un passaggio accenna a rapporti altalenanti con l’agenzia guidata dal generale Giovanni Caravelli. «I miei rapporti con l’Aise in precedenza non erano particolarmente buoni perché ho contestato in più di un’occasione mancate informazioni al Ministero della Difesa che avrebbero potuto anche creare problemi alla sicurezza nazionale», mette a verbale il ministro di Fratelli d’Italia che spiega di aver chiesto a più riprese ai vertici dei Servizi nonché a Palazzo Chigi di accertare l’origine della fuga di notizie sulla stampa.

Alcune delle quali riservatissime. Un colloquio per entrare all’Aise della moglie, anni prima. Dettagli sulla sua casa, i suoi guadagni, i rapporti con l’imprenditore Carmine Saladino. Crosetto definisce «formalmente buoni» i rapporti con Caravelli «anche se le rimostranze le ho anche esplicitate a lui contestandogli la mancanza di doverosa cooperazione». Adombra l’ipotesi che qualcuno nell’Aise lo ritenga «responsabile di mancate conferme in posizioni di vertice in società partecipate di Stato».

Parole che ora riaccendono lo scontro politico con le opposizioni che parlano di «crisi di fiducia» tra apparati e il Copasir deciso a convocare Crosetto nelle prossime settimane. Ieri il governo è intervenuto per smentire seccamente, tramite il sottosegretario e autorità delegata ai Servizi Alfredo Mantovano, una crisi con l’agenzia esterna. «Ringrazio il generale Gianni Caravelli e gli uomini e le donne appartenenti all’Agenzia informazioni e sicurezza esterna, da lui diretta, per lo straordinario lavoro svolto al servizio della Nazione, che ha contribuito a elevare il livello di sicurezza e di conoscenza da parte del Governo dei tanti scenari di crisi» il comunicato perentorio vergato d’intesa con la premier Giorgia Meloni.

Una difesa d’ufficio dell’intelligence italiana per «schermarla da polemiche scomposte che ne danneggiano l’immagine anche all’estero», riferiscono fonti vicine al comparto. Alle orecchie delle opposizioni suona come una sconfessione di Crosetto. «È chiaro che non si è mai visto in Italia uno scontro così plateale tra l’Autorità delegata e un ministro della difesa sul tema delicatissimo dei servizi. Adesso la domanda è semplice: chi dei due ha perso la fiducia della presidente Meloni?» l’affondo di Enrico Borghi, deputato di Italia Viva e del Copasir. Mentre da Più Europa Benedetto Della Vedova parla di «uno scontro pesante, che getta ombre sul funzionamento degli apparati nel cuore dello Stato». Sia il ministro che il sottosegretario a capo dell’intelligence negano tensioni. Crosetto commenta la dichiarazione di Palazzo Chigi e assicura: «È stata pienamente concordata tra noi».

Del resto, fa notare il titolare della Difesa e veterano di FdI, una settimana fa lui stesso aveva pubblicamente difeso l’Aise. «È evidente che il tentativo di chi ha costruito la sua fortuna su rapporti poco coerenti e trasparenti tra pezzi di stato ed alcuni quotidiani sia infastidito da una politica che non ha paura di presentarsi alla magistratura per esprimere le proprie preoccupazioni o per collaborare esponendo fatti». Mantovano rincara all’Ansa: «La stima nei confronti dell’Aise e del suo direttore è anche per la piena collaborazione fin qui realizzata fra l’intelligence e il ministero della Difesa, guidato dal ministro Crosetto».

L’ALLARME

Caso chiuso? Si vedrà. A Palazzo Chigi il verbale pubblicato ieri ha fatto scattare un allarme rosso. Meloni ha ordinato di correre ai ripari, tutelare l’intelligence dall’ombra di uno scontro con un pezzo di governo. Ma cosa rivellava Crosetto nel documento pubblicato dal Fatto? È lui, il ministro, a chiedere un incontro con Cantone lo scorso 22 gennaio, nel suo ufficio romano a Palazzo Baracchini. Al procuratore capo di Perugia confessa di sentirsi “spiato” da servizi esteri, «non mi sentirei di escludere che anche da parte di paesi stranieri possa essere stata effettuata una attività di ricerca di informazioni». Spiega di averne parlato con la direttrice del Dis Elisabetta Belloni, con Mantovano e con la stessa Meloni. Interpellati da Cantone, riferiranno più tardi di escludere qualsiasi coinvolgimento dell’Aise nella fuga di notizie. Ora la vicenda finirà sul tavolo del Copasir a Palazzo San Macuto.

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