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«Dormirò sotto il ponte». Licenziato dal ristorante


Questa mattina all’alba, un signore di 58 anni si dovrà preparare per la sua prima giornata di lavoro come portiere in uno stabile del rione Monti. È un impiego stagionale, di soli quaranta giorni, eppure questo incarico, per Maximo Alexandro Lopez, cinquantottenne romano di padre venezuelano, può segnare l’inizio di una nuova vita. Max a dicembre è stato licenziato da un ristorante di Borgo Pio dove lavorava come buttadentro e come consulente di marketing e cucina. Senza quello stipendio anche il pagamento della stanza in affitto a Tor Marancia era diventato insostenibile, perciò, inizia un lungo girovagare per le strade del quadrante Ostiense. «Mi sono rifugiato al Parco Schuster. Ho parlato con i militari che presidiano la Basilica di San Paolo spiegandogli la mia situazione e mi hanno consigliato di dormire vicino alla loro postazione per potermi proteggere dai malintenzionati». Dopo qualche giorno, Maximo si stabilisce in un sottopasso che collega Via Gabriello Chiabrera a Viale Leonardo Da Vinci, nel cuore del quartiere San Paolo.

Adottato da tutti

In quella galleria Max ha portato un letto, un tavolino ricavato con uno scatolone di carta, i suoi abiti ma anche una scopa e tutto l’occorrente per pulire. «Mi premeva far capire che non intendevo dar fastidio a nessuno. Pulisco continuamente questo tratto di strada anche per rispetto della gente che in qualche modo mi sta ospitando a casa sua». Quella stessa gente che sin da subito ha cercato di aiutarlo. «Mi hanno fatto sentire immediatamente il loro affetto. In molti hanno portato da mangiare, i negozianti mi mettono a disposizione il bagno e anche la corrente per ricaricare il cellulare. Ormai mi sento uno di loro».

Non solo, Remy Grossi, uno degli abitanti dello stabile accanto a quel sottopassaggio, ha avviato una raccolta fondi che ha riscosso un’importante adesione. «Lui è diventato un grande amico — spiega -. Sono qui da maggio e spesso passa a trovarmi. Ma devo menzionare anche la signora di Via Gaspare Gozzi alla quale vado a fare compagnia, Gianni che è ormai un fratello acquisito e che mi è stato accanto quando ho avuto la febbre in quei giorni di maggio che sembravano invernali. I ragazzi del club “Malati dell’As Roma” con cui domenica ho visto la partita dell’Italia, la dottoressa Menicossi assistente sociale dell’VIII circoscrizione. Ho solo un figlio che vive in Australia al quale ho detto di rimanere lì a lavorare e di stare tranquillo. Qui mi sento al sicuro, la mia famiglia sono queste persone».

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L’obiettivo

In passato Lopez ha lavorato nel campo dei tatuaggi, della musica ma anche nella compravendita dei vestiti usati. Proprio questo potrebbe essere il settore da cui ricominciare. «Credo di poterlo fare da settembre — dice -. Ho esperienza e ho individuato chi potrebbe fornirmi lo spazio adeguato per intraprendere questa attività. Non posso fare alcuni lavori per via di un problema ai legamenti delle ginocchia ma lo spirito d’iniziativa non mi manca». C’è solo una cosa che al momento non è in grado da risolvere e Max lo dice in maniera accorata: «Ho bisogno di un appartamento. Un posto dove stabilirmi. Spero che qualcuno mi possa dare una mano in questo. Ho anche un amico che lavora ma che tra poco perderà l’alloggio. Con lui potrei dividere le spese di affitto che vi assicuro sarei in grado di sostenere. Il problema è che non riesco a trovare ancora nulla anche perché molti proprietari sono diffidenti».

Resta un grande sogno: il camper. Qui gli occhi di Maximo si illuminano: «Ho pensato anche ad un comodato d’uso. Avrei dei progetti che mi piacerebbe esporre a chi volesse mettermelo a disposizione. Potrei per esempio fare dei lavori per degli enti che riguardino la cura del territorio o segnalare e aiutare persone in difficoltà. Ho mille idee in testa che potrebbero conciliare la mia esigenza abitativa e un servizio per la collettività. Chiedo solo a chi è curioso di starmi a sentire».

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