Cresce il salario accessorio dei dipendenti degli enti locali e si apre così uno spiraglio per il rinnovo del contratto dei lavoratori di Comuni e Regioni.
Il decreto Pa approvato dalla Camera questa settimana dà la possibilità ai sindaci con i conti in ordine di incrementare gli stanziamenti per il salario accessorio, portandoli al 58 per cento del monte stipendi. In questo modo si punta a superare da un lato il gap salariale che divide le buste paga distribuite dagli enti locali da quelle dei dipendenti delle amministrazioni centrali e, dall’altro, a oliare gli ingranaggi della trattativa per il rinnovo del Ccnl delle Funzioni locali per il 2022-2024, finita da mesi su un binario morto.
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Contratto enti locali, spinta dal dl Pa
«Capitale umano ed efficienza organizzativa sono le leve strategiche del decreto appena approvato alla Camera. Una particolare attenzione è stata riservata alla funzionalità degli enti locali, dove si fa un concreto passo in avanti per superare una storica disparità in busta paga con le amministrazioni centrali. E questo grazie al via libera per l’aumento del salario accessorio», ha commentato il titolare della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo.
Negli enti locali il problema dei bassi stipendi si avverte di più nei Comuni, dove le retribuzioni medie del personale non dirigente oscillano tra 22.338 e 36.872 euro. Risultato? Tra il 2017 e il 2023, ha segnalato la fondazione Ifel dell’Anci in uno studio pubblicato a marzo, hanno dato le dimissioni quasi centomila comunali. E in molti si sono trasferiti nei ministeri, attratti dalle retribuzioni più elevate.
Il blocco della trattativa per il rinnovo del contratto delle Funzioni locali, che interessa 520 mila dipendenti, finora ha costretto i dipendenti di Comuni e Regioni a rinunciare ad aumenti medi mensili compresi tra 111 e 141 euro lordi, oltre che a una serie di innovazioni normative pensate per accrescere il benessere lavorativo, a iniziare dalla settimana corta. Decisivo il no della Cgil e della Uil, gli stessi sindacati che tengono in ostaggio anche il rinnovo del comparto Sanità.
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L’ESAME
Non si fermano qui però le novità contenute nel decreto Pa che interessano gli enti locali. Il provvedimento, che ora passa all’esame del Senato, consente a Regioni, Province e Città Metropolitane di assumere, con contratto a tempo determinato, diplomati provenienti dagli Istituti tecnici superiori in qualità di funzionari, un intervento che mira a portare le nuove generazioni nel settore pubblico, dotando quest’ultimo di competenze tecniche qualificate. Prevista poi la riassegnazione delle risorse già stanziate e non utilizzate da parte dei Comuni che hanno fatto richiesta di contributi per le spese relative ai segretari comunali.
Sempre il ministro Zangrillo: «Con queste nuove disposizioni vogliamo incrementare l’attrattività del settore pubblico nei confronti dei giovani e nel contempo assicurare la piena operatività delle pubbliche amministrazioni, anche in relazione al perseguimento degli obiettivi strategici delineati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza». Un altro elemento chiave del provvedimento, che con i suoi 22 articoli si inserisce nel solco delle riforme strutturali richieste dal Pnrr, è rappresentato dal reclutamento e, in particolare, dal rafforzamento delle competenze della commissione Ripam, alla quale viene affidato il coordinamento e lo svolgimento delle procedure concorsuali.
Il decreto interviene inoltre su stabilizzazioni e lotta al precariato. Le pubbliche amministrazioni sono obbligate ad assorbire almeno il 15% del personale in comando da oltre 12 mesi, entro il limite delle proprie facoltà di assunzioni. A partire dal 31 dicembre i contratti per personale in comando non trasformati in assunzioni cesseranno automaticamente e non potranno essere riattivati per almeno 18 mesi. Via libera infine al potenziamento del personale nei territori colpiti dal sisma del 2009 e del 2016, nonché nelle aree di Emilia-Romagna, Marche e Toscana interessate dagli eventi alluvionali del maggio 2023.
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