Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, apre al dialogo con i sindacati. Obiettivo cercare punti di incontro, soprattutto sul lavoro, sui salari e sulla difesa delle filiere industriali italiane ed europee. «Sia Confindustria che il sindacato hanno una grande responsabilità per le sfide che ci aspettano e non possiamo esimerci da questo», premette il capo degli industriali nel primo confronto pubblico con il leader della Cgil, Maurizio Landini, alla festa del Fatto Quotidiano a Roma.
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L’OBIETTIVO
«Credo che con Landini, come con tutti i sindacati, ci sarà dialogo — prosegue Orsini in videocollegamento — e il confronto sarà costruttivo, occorre mettere al centro le necessità di imprese e lavoratori che non possono essere disgiunte. Ovviamente ci saranno battaglie, ma l’obiettivo è cercare dei punti di incontro». «Landini — aggiunge il numero uno di Confindustria — ha toccato argomenti importantissimi: i salari. E gli incidenti sul lavoro: nessuno di noi oggi può pensare che la morte di una persona che va a lavorare possa essere accettabile. È una delle battaglie che dobbiamo fare».
Sui salari la convergenza fra lavoratori e industriali non sarà facile. Per Landini infatti «c’è una sola soluzione, aumentarli, non ne vedo altre». Per Orsini certamente «si può fare di più, ma è ovvio che dobbiamo legarlo alla produttività». Landini poi ammette che c’è «la consapevolezza di avere idee diverse», ma «il dialogo è la ricerca di accordi: bisogna provare a risolvere i problemi, dare risposte» e la contrattazione «è lo strumento decisivo». Confindustria e sindacato, su questo conviene Orsini, hanno oggi la responsabilità di affrontare insieme le sfide comuni come i salari, la sicurezza sul lavoro e la difesa delle nostre filiere.
E a proposito di come difendere l’industria, il capo degli imprenditori torna ad attaccare lo stop ai motori a benzina e diesel deciso dall’Unione europea per il 2035 definendolo «una follia». Se parliamo di «cose che possono essere fatte insieme», insiste Orsini, su temi come «la transizione ambientale, il green deal, temi che per noi hanno un’importanza vitale, che toccano settori come l’automotive e la meccanica, bisogna che capiamo anche qui cosa facciamo insieme, vorremmo una posizione chiara dei sindacati nell’esserci a fianco». «Sul settore dell’automotive rischiamo la debacle», avverte il leader degli imprenditori. «Rischiano 70mila persone. Lo stop al motore endotermico al 2035 è un problema. Si deve cambiare la normativa velocissimamente, entro novembre. Dobbiamo salvaguardare una cosa che per noi è fondamentale: la neutralità tecnologica e il risparmio. Se noi non lo facciamo questo, perderemo l’industria». Orsini sottolinea anche le preoccupazioni per il settore della ceramica. «E penso all’acciaio, penso alla carta, penso alla chimica — aggiunge -. Sono le nostre eccellenze».
Sul Jobs act invece le posizioni restano distanti fra Cgil e Confindustria. Superarlo sarebbe «un tuffo nel passato», è la posizione di Orsini sui referendum depositati dalla Cgil con quattro quesiti abrogativi di norme sul lavoro. «Abbiamo un gap tra domanda e offerta di lavoro — osserva il leader degli industriali — che ha un costo annuale di 43 miliardi. Per noi oggi il tema è quello di attrarre le persone non di superare una misura che ha funzionato e sta funzionando».
LE POSIZIONI
Venendo ai rapporti con il governo e al confronto sulla manovra, Orsini afferma che «sugli investimenti noi stiamo portando le nostre proposte». «Oggi — prosegue — stiamo proponendo, e spero che sia nella legge di bilancio, il piano casa», una serie di interventi per sostenere chi deve trasferirsi per lavorare ma oggi non può farlo per la difficoltà di trovare alloggi. Il rapporto con il Governo per la Cgil invece «è pessimo» e Landini è pronto alla mobilitazione e alla piazza. Serve un confronto che non c’è, attacca il sindacalista, come sul piano per ridurre il debito pubblico che il governo dovrà presentare a Bruxelles il 20 settembre. «Abbiamo un governo che pensa, perché ha vinto le elezioni, di fare quello che gli pare — sono ancora parole del segretario generale della Cgil -. Noi non vogliamo essere quelli che semplicemente pagano le tasse, vogliamo essere quelli che intervengono sulle scelte che riguardano il futuro del Paese».
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