A volte disubbidire può risultare la scelta corretta. E dunque va perdonata. Il maestro si era raccomandato: non cercare il green con il secondo colpo al par 5 della buca 7. Ma dopo un drive perfetto, cosa fai, non ci provi? Ma sì, se il colpo te lo senti, se il ferro 2 ti sembra quello giusto, se 226 metri non fanno così paura, nonostante la distesa d’acqua davanti al green, allora ci provi eccome. E vuoi mettere la soddisfazione se ti riesce uno dei colpi più belli della tua vita, con la palla a 3 metri e mezzo dalla bandiera per uno splendido eagle? Anche il maestro, che è Alain Vergari, dopo aver sudato freddo, ha dovuto applaudire la prodezza (e la sfrontatezza) del suo giovane allievo, che si chiama Gregorio De Leo e che è la sorpresa più bella in questa terza giornata dell’Open d’Italia di golf all’Adriatic di Milano Marittima: -5 il suo score, frutto di 4 birdie, un eagle appunto e un solo bogey, alla prima buca. Totale -8, a due soli colpi dai leader.
Nuova generazione
Cresciuto al golf Le Betulle di Biella (padre commercialista e madre appassionata di golf), De Leo, 24 anni, è uno dei rappresentati migliori della nuova generazione golfistica italiana. Nel 2022, appena approdato sull’Alps Tour (il terzo circuito europeo) si è imposto in 3 gare (mettendo a segno anche un 59 sul percorso de La Pinetina) e si è guadagnato subito il passaggio al Challenge Tour. Dopo un anno di apprendistato, sta pian piano raggiungendo la maturità agonistica. E ora eccolo imporsi da protagonista sul maggiore dei Tour europei, per di più davanti al pubblico italiano. «È davvero un buon momento per me – dice -. Sono molto soddisfatto del mio gioco. Oggi sono partito con un bogey, ma mi sono detto di rimanere calmo, di continuare a giocare come so e il risultato mi ha dato ragione». Il colpo da applausi alla 7 gli ha dato ancora più fiducia. «Sono riuscito a eseguirlo esattamente come lo avevo immaginato». Sorride, e ne ha ben ragione.
Il suo team è molto scarno, un coach e un preparatore atletico.
Tutto qui. Il mental coach? «Non ne sento il bisogno, almeno per ora. Poi, se un giorno con il mio allenatore riterremo opportuno farvi ricorso, allora non ci tireremo indietro». Intanto c’è da giocare quest’ultimo girio e le motivazioni autoprodotte sono più che sufficienti. Puntare in alto? «Perché no? Certo non a questi livelli, ma una certa attitudine a lottare per la vittoria ce l’ho, e qualche volta ci sono anche riuscito… Sono tranquillo e non mi pongo limiti». Oltretutto l’Open riserva due posti per l’Open Championship, l’ultimo major stagionale. Ci pensa? De Leo sorride e non dice di no. Giusto così, hai visto mai?
Quattro in testa
A guidare la classifica, a -10, ci sono 4 giocatori. Chi ha approfittato in pieno del moving day è il francese Antoine Rozner, 31 anni, già 3 vittorie sul Tour, capace di consegnare un eccezionale (e unico) score di 62, frutto di 7 birdie, un eagle e nessun bogey. È un giocatore di esperienza e saprà gestire la tensione dell’ultimo giro, ma dovrà fare i conti innanzitutto Marcel Siem, tedesco di 43 anni, con 5 vittorie in bacheca. Insieme con loro il danese Sebastian Friedrichsen e l’indiano Shubhankar Sharma. A quota -9 lo spagnolo Adrian Otaegui, altro giocatore in buon momento di forma.
La lotta per la vittoria, però, non è una faccenda che riguarda solo questi nomi. La classifica è corta, favorisce molte ambizioni. Come quelle di Andrea Pavan, per esempio, che grazie al -2 di giornata è salita a -7, in nona posizione, e anche quelle di Matteo Manassero (-2 di giornata, -5 totali, così come il romano Filippo Celli) che non esclude nessuna possibilità: «Bisogna provarci sempre», dice uno dei due nostri portacolori all’Olimpiade (l’altro è Guido Migliozzi). Manassero non è uno che spreca le parole e se dice che è soddisfatto del gioco che sta esprimendo, bisogna credergli. La sincerità è un’altra delle sue doti.
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