Ufficialmente è una fumata nera. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso e i sindacati dei benzinai, riuniti ieri al ministero, non hanno trovato una quadra sulla riforma della rete dei carburanti. Contiene incentivi fino a 60 mila euro per favorire la transizione green, ma anche nuove regole su bonifiche, appalti e comunicazione dei prezzi che le associazioni ritengono «un favore alle compagnie petrolifere». Per questo continuano a minacciare un nuovo sciopero, dopo quello di gennaio, ricordando di non essere «ricattabili». Qualcuno dice che siano «volati gli stracci».
Ufficiosamente, però, da entrambe le parti trapela comunque un primo passo avanti. Tant’è che entro giovedì sera verrà convocato un tavolo più ristretto e si punta a trovare un accordo definitivo in 10 giorni. Secondo fonti presenti al tavolo, Urso sarebbe pronto a stralciare o modificare anche radicalmente almeno due dei punti del disegno di legge contestati dai sindacati. Si tratta dell’abolizione del cartello con la differenza di prezzo tra il self service e il servito (esponendo solo il primo prezzo) e della revisione dei contratti di appalto tra società e gestori, per cui non dovrebbe esserci più l’intermediazione delle parti sociali. Revisione che, secondo le sigle Faib, Fegica, Figisc e Anisa, porterebbe alla diffusione di «finti contratti di durata quinquennale, ma che in realtà durano appena 90 giorni». Per ora, quindi, il ddl non andrà al prossimo consiglio dei ministri, che si terrà probabilmente martedì prossimo, dopo che la sua approvazione è già saltata proprio per le proteste delle associazioni. Al nuovo tavolo al Mimit parteciperanno le i sindacati, le società petrolifere e i tecnici del ministero. I benzinai puntano in alto. «Il ministro — spiega Giuseppe Sperduto della Faib- elimini dal ddl quei due punti e obblighi le compagnie petrolifere a passare sempre per la concertazione sindacale con le nostre associazioni, così da impedire che su 4 centesimi al litro di guadagno per un gestore finale, anche 2 vadano alle grandi società del greggio».
LE ALTRE RICHIESTE
Non solo, le associazioni chiedono di eliminare il contributo fino a 70 mila euro alle società che si occupano delle bonifiche ambientali. Sostegno che, sostiene Sperduto, «si ottiene anche lavorando sugli impianti dismessi, con nessun beneficio per l’ambiente». Inoltre i benzinai vorrebbero la chiusura di almeno 7 mila impianti «oggettivamente inefficienti», ridefinendo la rete attuale a seconda delle «reali esigenze di clienti e gestori».
Urso, però, è stato chiaro: se non si trova una quadra entro questi 10 giorni i fondi fino a 47 milioni all’anno tra il 2025 e il 2027 per gli incentivi green, tra ricariche elettriche e carburanti bio, potrebbero anche essere impiegati per altro. Un’occasione da non perdere per i benzinai che, se pur piccati, sanno di dover portare a casa il più possibile. Le associazioni dei consumatori chiedono intanto al governo di non cedere sulla svolta green, la stretta sulla continuità del servizio e le nuove regole antimafia.
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