Il disegno di legge contenente la cosiddetta «riforma della giustizia», approvata alla Camera e poi al Senato il 22 luglio scorso, tornerà presto al vaglio del Parlamento per una seconda lettura confermativa. Ma cosa prevede la riforma, e perché la magistratura e le opposizioni protestano?
Separazione delle carriere e nuovo Csm
La riforma modifica il Titolo IV della Costituzione fissando due carriere separate per i magistrati requirenti (i pubblici ministeri) e i magistrati giudicanti (i giudici). Oggi la carriera è unica, ma il passaggio tra le due funzioni è possibile solo una volta entro dieci anni dalla prima assegnazione. Con la riforma, chi aspira a diventare magistrato dovrà decidere quale strada prendere fin dall’inizio del percorso in magistratura, e non potrà cambiare in seguito.
Il provvedimento impone poi uno sdoppiamento dell’attuale Consiglio superiore della magistratura in «giudicante» e «requirente», seguendo la separazione delle carriere dei magistrati. La composizione resterà identica – 30 membri, di cui lo sono di diritto il primo presidente e il procuratore generale della Corte di Cassazione, guidati dal Presidente della Repubblica – ma la designazione cambierà sensibilmente.
L’elezione tramite sorteggio
I membri elettivi del Csm (cioè tutti, esclusi i 3 membri di diritto) si dividono in «togati» – magistrati di carriera – e «laici» – scelti tra docenti universitari di materie giuridiche e avvocati con almeno quindici anni di attività alle spalle. Oggi i membri togati sono scelti dai magistrati stessi, mentre i laici sono eletti dal Parlamento in seduta comune.
Con la riforma voluta dal ministro della Giustizia Nordio, i membri togati saranno sorteggiati da una lista (di giudici per il Csm giudicante, e di pm per il Csm requirente), mentre i laici di entrambi i Csm saranno sorteggiati da un elenco stilato dal Parlamento durante una seduta comune, che dovrà sempre avere luogo entro sei mesi dall’insediamento di Camera e Senato dopo le elezioni politiche.
I due Consigli, giudicante e requirente, eleggeranno il proprio vicepresidente in maniera autonoma l’uno dall’altro, scegliendolo tra i componenti indicati dal Parlamento.
L’Alta Corte Disciplinare
Infine, la riforma prevede l’istituzione di un nuovo organo costituzionale: l’Alta Corte, che avrà il potere di svolgere i provvedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati (oggi in capo al Csm). L’Alta Corte disciplinare sarà composta da 15 giudici: 3 nominati direttamente dal Presidente della Repubblica, 3 estratti a sorte da un elenco stilato dal Parlamento, 6 sorteggiati tra i magistrati giudicanti e 3 tra i requirenti.
Le proteste di magistratura e opposizioni
Le opposizioni hanno protestato in modo veemente contro la riforma costituzionale, anche durante il voto al Senato: i senatori del Pd hanno mostrato la Costituzione capovolta, quelli del M5S le foto di Falcone e Borsellino messe a confronto con quelle di Berlusconi e Licio Gelli («maestro venerabile» della loggia massonica eversiva P2).
Il leader di Avs Angelo Bonelli ha dichiarato: «È inquietante che oggi, con la cosiddetta riforma della giustizia, torni in discussione la separazione delle carriere, che era al centro proprio del programma della P2», autrice della strage di Bologna, e che aveva tra i suoi obiettivi il controllo della magistratura.
Per l’Associazione Nazionale Magistrati, la separazione delle carriere «determina l’isolamento del pubblico ministero, ponendo le premesse per il concreto rischio del suo assoggettamento al potere esecutivo». In altre parole, un’ingerenza della politica nella magistratura, che sconfesserebbe il carattere autonomo e indipendente della giustizia, sancito dalla Costituzione.
«Emerge un disegno di indebolimento della magistratura», si legge nel documento approvato dal Comitato direttivo centrale dell’Anm. «Con un subdolo affidamento della direzione del Csm alla componente di nomina politica, e mediante l’attribuzione della competenza disciplinare ad un’Alta Corte», un vero e proprio «tribunale speciale previsto solo per la magistratura ordinaria».
La posizione della maggioranza
«L’approvazione della riforma costituzionale della giustizia segna un passo importante», ha scritto Giorgia Meloni sui social. «Oggi confermiamo la nostra determinazione nel dare all’Italia un sistema giudiziario più efficiente, equo e trasparente».
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha definito la riforma «Un grande sogno perseguito con tenacia dal presidente Berlusconi e da Forza Italia. Un sogno di libertà, di sicurezza, di garanzie per i cittadini».
Secondo i sostenitori del provvedimento, il metodo del sorteggio diminuirà il potere delle cosiddette «correnti» interne alla magistratura, ovvero dei gruppi di magistrati accomunati dallo stesso orientamento politico.
Per Nordio, il ddl è «un passo molto importante verso l’indipendenza della magistratura da se stessa e dalle sue correnti». Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ha detto: «La separazione delle carriere non è un attacco alla magistratura, ma una garanzia di parità tra accusa e difesa, con un giudice realmente equidistante dalle parti. Raddoppiamo le garanzie di tutti i magistrati, restituendo dignità a un’intera categoria».
La procedura
L’approvazione di una legge di revisione della Costituzione richiede una procedura molto lunga, con più passaggi. Il disegno di legge deve passare il vaglio della Camera e del Senato due volte, con deliberazioni ad intervallo di almeno tre mesi, e deve essere approvato a maggioranza assoluta dai componenti di ciascuna camera nella seconda votazione. Se la legge viene approvata a maggioranza di due terzi, è immediatamente adottata.
In caso contrario, entro tre mesi dalla sua pubblicazione si può chiedere che venga sottoposta a referendum popolare. La richiesta può arrivare da almeno un quinto dei membri di una Camera, da 500,000 elettori o da cinque Consigli regionali.
La maggioranza si aspetta il passaggio al referendum costituzionale, che anticipa nel 2026. E Nordio ha addirittura dichiarato: «Ho paura di vincere il referendum. Perché una sconfitta sarebbe un’umiliazione per la magistratura, che inciderebbe sulla sua credibilità, già pericolosamente crollata. Da cittadino e da magistrato non me lo auguro». E ha aggiunto: «La giustizia è lacrime e sangue delle persone, non può essere strumentalizzata a fini elettorali».
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