Vigilia tesa per l’elezione in Parlamento del giudice costituzionale: l’appuntamento è per domani alle 12.30, con la convocazione dei deputati e senatori in seduta comune. Si tratta dell’ottavo tentativo, finora le altre prove sono tutte fallite. Ma questa volta il centrodestra non si limiterà a votare scheda bianca, l’accelerazione per cercare di sostituire Silvana Sciarra, cessata dal mandato a novembre dello scorso anno, con Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico della presidenza del Consiglio, è stata decisa la scorsa settimana. E ha creato un cortocircuito con l’opposizione che grida al «colpo di mano» e anche un caso all’interno di Fdi per la fuga di notizie sul blitz, tanto che il ministro della Difesa e uno dei cofondatori del partito, Guido Crosetto, ha manifestato l’intenzione di presentare un esposto alla magistratura per «violazione del segreto di corrispondenza», a seguito della circolazione del contenuto della chat interna proprio sulla vicenda della Consulta.
I NUMERI
Ma a parlare in Aula saranno i numeri, a rischio per la maggioranza che deve fare i conti con un’operazione non certo facile. Nel centrodestra si parla di abboccamenti soprattutto con i Cinque stelle, della possibilità di mettere sul piatto la direzione del Tg3, di colloqui riservati con esponenti degli altri partiti dell’opposizione. Sulla carta oltre ai 355 parlamentari che possono esprimere Fdi, FI, Lega e Noi moderati ci sono gli esponenti del gruppo misto e delle minoranze linguistiche che potrebbero venire in soccorso, magari al pari di qualche centrista. L’asticella è fissata a 363 sì, ma nei calcoli occorre considerare assenti di lungo corso, malati, malpancisti e le fibrillazioni interne alla coalizione che sostiene l’esecutivo.
Nelle prime votazioni servivano i due terzi, ora sono necessari i tre quinti per raggiungere il traguardo della fumata bianca (vietate pure le missioni all’estero), senza attendere la fine dell’anno, quando anche l’attuale presidente della Corte, Augusto Barbera, e i giudici Franco Modugno e Giulio Prosperetti termineranno il loro mandato. Lo schema prevedeva tre giudici al centrodestra, uno alla minoranza. Qualora il centrodestra dovesse dimostrare di essere autosufficiente potrebbe provare a fare filotto ma c’è anche chi ritiene che una simile prova di forza, anche agli occhi del Quirinale, possa trasformarsi in un autogol. Le reazioni da parte dell’opposizione sono veementi: «La Corte Costituzionale non è cosa della maggioranza», dice il dem Dario Parrini. «Meloni vuole fermare i referendum, cittadinanza e autonomia in primis», osserva il segretario di +Europa, Riccardo Magi. «No ad assalti alla diligenza», sottolinea Luana Zanella di Avs. «Invito la premier a fermarsi e a dialogare perché, in assenza di confronto, non parteciperemo alle votazioni», gli fa eco Angelo Bonelli.
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LE TRATTATIVE
Sono in corso contatti tra i partiti dell’opposizione per optare per l’Aventino e costringere chi avrebbe deciso di fare da sponda al centrodestra di uscire allo scoperto. Ma non partecipare ai lavori rappresenterebbe – ragionano in diversi – un segnale non positivo alla chiamata del Capo dello Stato Sergio Mattarella che considera un vulnus la mancata elezione del giudice della Corte costituzionale. Ecco perché Pier Ferdinando Casini invita i parlamentari a non disertare l’Aula. «Votare è istituzionalmente doveroso e io lo farò», dice l’ex presidente della Camera. Che allo stesso tempo invia un messaggio alla maggioranza: «La scelta di procedere con una forzatura su questo terreno – rimarca – è sbagliata e dannosa. Un accordo ampio non è un segnale di debolezza né un rigurgito del tanto deprecato consociativismo, ma solo ed esclusivamente un segno di rispetto reciproco e di comprensione del ruolo terzo che la Corte è chiamata ad esercitare». Affermazioni che per ora non hanno fatto breccia. È stata proprio il presidente del Consiglio ad invocare una stretta sui tempi, nella convinzione che il nome di Marini sia di alto profilo e che tutta la coalizione sia compatta. C’è ovviamente da considerare che nei prossimi mesi dalla Consulta arriveranno decisioni importanti. «Tiriamo dritto», ha fatto sapere Meloni. «C’è la possibilità e la volontà di arrivarci finalmente dopo tanto tempo e credo che questa sia una buona notizia anche per il Parlamento», ha detto ieri il ministro Luca Ciriani.
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