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«Apprezziamo l’intento di trovare liquidità immediata per rifinanziare il fondo 2026 da parte del ministro Giuli, ma l’allarme resta”. A dirlo sono le tre associazioni ANICA, Apa e Cna Cinema e Audiovisivo in risposta alla notizia dello sblocco di 100 milioni di euro per il fondo di settore. Questa mattina infatti il ministro per la Cultura Alessandro Giuli annunciava: “Ho appena firmato un decreto interministeriale per destinare oltre 100 milioni di euro a favore del fondo per il cinema e l’audiovisivo. Si tratta di somme inutilizzate dal 2022 — un’ulteriore parte delle quali resterà esigibile per l’anno 2026”. Secondo Anica, Apa e Cna, che insieme rappresentano il 90% del comparto cinema e audiovisivo, “resta sempre urgente e indispensabile che si recuperino le risorse tagliate in finanziaria” per scongiurare una crisi di settore che, dicono, metterebbe a rischio 124mila posti di lavoro, per lo più maestranze. “Dal ministro Giuli abbiamo ricevuto rassicurazioni dirette sull’impegno a ripristinare le risorse per i contributi automatici, da cui sono stati attinti 100 milioni per compensare parte dei severi tagli previsti in legge di bilancio”, specificano le associazioni secondo le quali “la tutela dei diritti acquisiti sui contributi automatici degli anni pregressi, sui quali pure siamo stati rassicurati, è per noi imprescindibile e una sua eventuale violazione sarebbe molto grave, specialmente dopo il recente lavoro condiviso con il Mic stesso per accelerarne l’erogazione”.
Ma lo snodo sta nella legge di Bilancio in esame in Parlamento. E’ sull’articolo 110 che Anica, Apa e Cna vorrebbero agire, chiedendone la modifica. L’articolo infatti prevede il cambio delle regole a partire dal 2026 e il taglio di 150 milioni al finanziamento per il Cinema e l’audiovisivo: una misura giudicata disastrosa per gli effetti sull’occupazione e sull’offerta culturale. “Cogliamo in questa interlocuzione la buona volontà di impedire una crisi strutturale dell’industria del cinema e dell’audiovisivo che costerebbe decine di migliaia di posti di lavoro e impatterebbe negativamente sull’ economia italiana. Le buone intenzioni, però, non bastano per questo resta sempre urgente e indispensabile che si recuperino le risorse tagliate in finanziaria”, concludono le associazioni.
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