Un nuovo slittamento. Di sole 24 ore questa volta, ma il tempo adesso inizia a stringere. Il decreto fiscale al cui interno sono contenute misure considerate cruciali dal governo, come il Bonus Natale da 100 euro e la riapertura del concordato biennale preventivo per le Partite Iva fino al 12 dicembre, è atteso in aula al Senato domani. L’intenzione è di trasmetterlo già giovedì alla Camera per poterlo esaminare la prossima settimana. Anche perché nel momento in cui il testo arriverà a Montecitorio, la manovra di Bilancio dovrà essere messa in stand by per dare la precedenza proprio al decreto. Provvedimento che dovrà essere convertito in legge entro il 18 dicembre prossimo per non decadere.
Ieri i lavori si sono inceppati ancora una volta sull’emendamento della Lega per la riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro il prossimo anno. Forza Italia per voce del suo capogruppo (e relatore del provvedimento) Dario Damiani, si è fermamente schierata contro l’approvazione dell’emendamento leghista. Il patto raggiunto nel vertice di maggioranza di domenica, è la linea del partito, prevede l’accantonamento di tutte le proposte divisive. E il taglio del canone della Rai è sicuramente una di queste. Ma nel provvedimento, come detto, ci sono molte misure che interessano il governo e anche emendamenti che devono essere approvati per rispettare alcuni tempi tecnici per poter attuare subito le misure. Come per esempio il caso della rateizzazione degli acconti per le Partite Iva. La Lega ha presentato un emendamento per consentire agli autonomi e ai professionisti con volume d’affari fino a 170 mila euro di poter replicare anche quest’anno la scelta di versare le tasse al fisco in relazione alla loro disponibilità economica scegliendo di non pagare gli acconti Irpef, Ires o Irap entro il 30 novembre (quest’anno il 2 dicembre perché il 30 cade di sabato), ma con un pagamento in unica soluzione entro il 16 gennaio 2025 o al contrario spalmando i pagamenti in cinque rate da gennaio a maggio 2025. L’emendamento insomma, dovrebbe essere approvato necessariamente prima della scadenza del versamento per poi consentire al ministero dell’Economia, magari, di diramare un “comunicato legge” per anticipare gli effetti della misura.
IL PASSAGGIO
Un discorso analogo vale anche per il Bonus Natale. La misura è già operativa perché introdotta dal governo con un altro decreto legge che confluirà nel provvedimento in discussione in Senato con un emendamento. Il governo è intervenuto per apportare delle modifiche al testo originario del Bonus da 100 euro che sarà pagato con le tredicesime. L’aiuto sarà pagato ai lavoratori con almeno un figlio a carico a prescindere dal fatto che siano coniugati, separati, divorziati, monogenitori o conviventi. La norma prevede, tuttavia, che il bonus non spetti al lavoratore dipendente coniugato o convivente il cui coniuge, non legalmente ed effettivamente separato, o convivente sia beneficiario della stessa indennità. Prima delle novità introdotte dal decreto, una delle condizioni per accedere al beneficio era avere sia il coniuge, non legalmente ed effettivamente separato, sia almeno un figlio fiscalmente a carico o, in alternativa, far parte di un nucleo familiare cosiddetto monogenitoriale. Adesso, invece, il “requisito familiare” si considera soddisfatto con la semplice presenza di un figlio a carico. In questo modo la misura è stata allargata a circa 4,5 milioni di contribuenti.
Nel decreto c’è poi la riapertura del concordato biennale preventivo fino al 12 dicembre. Una misura sulla quale il governo punta per recuperare i 2,5 miliardi di euro necessari a un nuovo taglio dell’Irpef destinato alla classe media. L’intenzione è di ridurre dal 35 al 33 per cento la seconda aliquota fiscale. Ma dopo il vertice di maggioranza di domenica, la strada per questa misura sembra essere in salita. Probabile che alla fine, il nuovo taglio delle aliquote sia rinviato al prossimo anno.
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